Adesso in pensione ci va il tesoretto

Sulla previdenza accordo vicino. Accontentati i sindacati e l'ala estrema dell'Unione: ma per non far saltare il governo salteranno i conti. Il tesoretto non basta più e l'esecutivo deve coprire i maggiori costi derivanti dalla riforma dello scalone

Adesso in pensione ci va il tesoretto

Levico Terme (Trento) - Strette tra la concorrenza della politica che Raffaele Bonanni definisce «fannullona», pericolosa perché «crea solo divisione» e le pressioni dei lavoratori che proclamano scioperi e si accodano alla sinistra radicale, Cgil e la Cisl e Uil mettono fretta al governo. E, in particolare le prime due confederazioni sindacali, fanno capire di puntare ad un accordo in tempi brevi. Perché, come ha ripetuto più volte il segretario generale della Cisl durante la festa nazionale di Levico, se non si trova presto un’intesa sulle pensioni il primo a saltare è proprio il governo di Romano Prodi. Messaggio recepito dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Enrico Letta che dalla cittadina termale trentina ha parlato di un accordo «a portata di mano». Sullo scalone – ha annunciato - «adotteremo gradualità sia per la sostenibilità dei conti sia per la salvaguardia delle future pensioni dei giovani».
Ieri, dopo l’offensiva moderata per mettere un freno all’espansionismo della sinistra radicale, è stato il turno di Guglielmo Epifani, che - tirato in ballo dal presidente del Senato Franco Marini quando sabato, dallo stesso palco, aveva difeso il ministro Padoa-Schioppa - ha fatto intendere che se non si trova un accordo la colpa non è della Cgil. «Tocca al governo avanzare una proposta unitaria», ha detto, lasciando capire che la situazione non è cambiata molto rispetto a quando le tre confederazioni chiedevano al governo di parlare con una sola voce. A stonare questa volta è il ministro dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa che il giorno prima del tavolo «dà a tutti i giornali dei dati sui costi dell’abolizione dello scalone che a noi non erano mai stati presentati». E che, il giorno in cui il ministro del Lavoro Cesare Damiano presenta un piano sulle pensioni e sugli ammortizzatori sociali che ai sindacati piace, prende la parola per ultimo e rovina la festa dicendo in pratica che non ci sono soldi.
Acqua passato visto che Epifani ha scelto la festa Cisl di Levico per fare un’importante apertura: «Noi sappiamo benissimo che serve un compromesso avanzato, intelligente, che risponda alle richieste dei sindacati e dei lavoratori». Parole indispensabili alla vigilia dei giorni più importanti per la trattativa (oggi un incontro tecnico sulle minime e poi, domani, il tavolo vero e proprio), visto che sulle pensioni continuano gli scioperi delle singole federazioni e dei sindacati di base, come quello generale annunciato ieri dalla Cub.
Messaggio immediatamente colto dal premier Romano Prodi che ieri sera ha fatto filtrare la soddisfazione di Palazzo Chigi, assicurando soluzioni «concordate, condivise e logiche». Su quale sia il contenuto nessuno si sbilancia. Di quote Epifani non parla e nega tutte le indiscrezioni della stampa.
Tra i sindacalisti della Cisl e anche della Uil c’è malumore perché, in fondo – spiegano a microfoni spenti – lo scalone della Maroni era stato metabolizzato dai lavoratori. E nessuno si sarebbe accorto di nulla, se il governo non avesse promesso l’abolizione, creando in questi mesi aspettative altissime, prontamente recepite dagli iscritti che ora chiedono ai loro rappresentanti di rilanciare.
Preoccupazione forte anche nella Uil. Tanto che il segretario Luigi Angeletti in questi giorni ha assunto la posizione più intransigente. «Le mosse del sindacato – ha detto – saranno misurate rispetto all’atteggiamento del governo. Se ci saranno provvedimenti che danneggiano i lavoratori faremo sciopero». Ma anche con il sindacato laico gli spazi di trattativa ci sono. Ad esempio sulla definizione dei lavori usuranti da escludere da ogni penalizzazione. Oppure – e in questo caso la Uil incasserebbe una vittoria importantissima – sul fronte della detassazione degli aumenti in busta paga. Proposta in conflitto con quella di Confindustria che propone invece la decontribuzione o la detassazione degli straordinari.
Argomenti che ancora hanno un peso nel governo. E che spingono Bonanni a fare un accorato appello affinché chi ha dubbi su certi dettagli, se li faccia passare.

Anche perché il governo ha fatto diverse concessioni ai sindacati, senza di fatto chiedere contropartite. «Non capisco tutti questi travagli, non chiudere sarebbe un segnale bruttissimo». Ci sono alcuni che «intorbidano le acque» ma il sindacato, assicura, «resterà con i piedi per terra».

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