E poi dicono che le parole e le immagini non contano. Oppure dicono che contano solo i fatti. Ma in un blog, come in un giornale, una foto ha il suo peso, il suo significato, il suo messaggio. Spesso di dubbio gusto. Talvolta, però, sicuramente inquietante. Mentre ancora si discute del «caso» che ha legato il segretario dei Comunisti italiani, Oliviero Diliberto, a una maglietta contro il ministro Fornero, scoppia la questione Grillo. Sul blog del comico genovese, infatti, ieri è apparso un articolo corredato di immagini forse non molto artistiche ma dal significato più che chiaro. Raffigurano un’insolita bara mortuaria a forma di automobile fatta su misura per ospitare il premier Monti. Un’automobile mortuaria che riporta sul fianco a lettere di bronzo la scritta «Articolo 18». Un’immagine che ben si adatta al soprannome che il comico genovese affibbia da tempo al presidente del Consiglio: «Rigor Montis».
Scrive Grillo: «Vedendo Rigor Montis spiegare che togliendo i diritti ai lavoratori ritorneranno gli investimenti stranieri in Italia mi sento preso per il culo. Crediamo davvero che un’azienda del Wisconsin o del Texas si precipiterà in Italia perché finalmente sarà libera di licenziare un bergamasco o un pugliese? E allora cerco una spiegazione, la più logica seguendo il principio del Rasoio di Occam, “A parità di fattori la spiegazione più semplice è da preferire”. La più logica è che l’abolizione dell’articolo 18 servirà al libero licenziamento nelle grandi imprese, con la benedizione di Minchionne, e nella Pubblica amministrazione, a iniziare dai precari. Si scaricherà sui lavoratori il debito pubblico».
Dal dubbio gusto di Grillo alla gaffe mediatica di Oliviero Diliberto il passo (falso) è breve. Il segretario dei Comunisti italiani è tornato a parlare ieri del piccolo «incidente» nel quale è occorso mercoledì pomeriggio a piazza Colonna, quando l’ex parlamentare si è fermato a parlare con alcune manifestanti e con esse si è fatto fotografare. Peccato che una di loro indossasse una maglietta con su scritto «La Fornero al cimitero». Dai microfoni della Zanzara (Radio 24), l’ex Guardasigilli del governo D’Alema ha fornito ieri una nuova versione dell’«incidente».
«La signora che indossava la maglietta - ha spiegato Diliberto - era di una certa età, pacifica, di sicuro non era una facinorosa. La motivazione? Di sicuro la disperazione, quella signora aveva perso il lavoro e con qualcuno se la doveva pigliare». «Però - ha aggiunto il segretario dei Comunisti italiani -, siamo sinceri, chi vuole davvero fare del male o ammazzare la Fornero non scrive quelle cose su una maglietta». Resta il fatto che un politico navigato, che oltretutto si dichiara pacifista convinto, non dovrebbe trovarsi in simili condizioni. Mercoledì sera - a caldo - aveva in un primo tempo negato di essersi accorto dello slogan riportato sulla maglietta della manifestante. Poi, piccato dalla legittimo sdegno manifestato dal ministro del Welfare («provo disgusto e sdegno e denuncio l’irresponsabilità di simili comportamenti»), ha adottato quella strategia che molti considerano la più efficace per difendersi: contrattaccare. In tanti hanno chiesto all’ex ministro un gesto di scuse nei confronti della Fornero. «Ma quali scuse!! - ha replicato l’ex ministro - Dovrebbe essere lei a chiedermi scusa per le parole che ha usato su di me!».
Una difesa, pardon, un attacco che è stato sgretolato ieri dalla - calcisticamente parlando - prova tv prodotta da alcuni siti internet. Uno dei quali, daw-blog.com, forniva un’inequivocabile immagine dove l’occhio di Diliberto finisce dritto sulla maglietta «incriminata». Una grande freccia rossa mostra con sicurezza la direzione dello sguardo dell’ex ministro. Sopra l’immagine il titolo «Che bugiardo!» Anche ilportaborse.com ha prodotto un video che «incastra» Diliberto.
Nelle immagini, poi rimbalzate sui siti d’informazione, si nota come il segretario dei Comunisti italiani si ferma a lungo (oltre 5 minuti) a parlare con la manifestante.Difficile per chiunque non notare la maglietta. Per un ex ministro della Giustizia poi...
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