Si sono dati tempo fino a domani. Perchè nel week-end si aspettano di ricevere da Alitalia precise garanzie per un netto cambio di rotta rispetto alle strategie attuali. In caso contrario, i vertici di Air France-Klm terranno serrati i cordoni della borsa e non verseranno i 75 dei 500 milioni di euro complessivi dell'aumento di capitale della compagnia italiana guidata da Gabriele Del Torchio.
La prospettiva di veder diluita dal 25 al 10% la propria quota in Alitalia non spaventa gli uomini di Alexandre de Juniac. Che anche nel passato più recente hanno dimostrato di sapere far muro quando sono in disaccordo. Alla fine dello scorso luglio, avevano bocciato un progetto di ristrutturazione, considerato poco incisivo nel taglio alle rotte di medio-raggio e pericolosamente centrato sull'aumento delle tratte più lunghe. Adesso, il piano di emergenza viene considerato da fonti del vettore franco-olandese «non sufficiente». Anche perchè «il valore della compagnia non è stato determinato». Ecco quindi l'adesione all'aumento subordinata all'ottenimento di precise condizioni, una sorta di «collaterale» per tutelare i 322 milioni già versati. Ma anche per evitare lo scontro frontale con i sindacati francesi, chiamati a digerire un dimagrimento monstre degli organici.
Con queste carte in tavola, ad Alitalia si chiede innanzitutto di cominciare ad agire sulle rotte. Non solo non ne vanno aperte di nuove, è il desiderata franco-olandese, ma bisogna sfoltire quelle esistenti. Nel mirino ci sarebbe però soprattutto il modo in cui si articola l'indebitamento della compagnia. Fisiologico nella parte dell'esposizione bancaria, ma sbilanciato sul versante dell'acquisto di nuovi velivoli. Da tempo, i franco-olandesi fanno pressioni affinchè Alitalia rinegozi i 636 milioni di debiti contratti con l'Ap Fleet di Carlo Toto. Come? Restituendo tra i 18 e i 22 aerei destinati al medio raggio e cancellando sei nuovi aerei di lungo raggio. Queste condizioni, secondo Le Monde, «sembra che stiano per essere soddisfatte», anche se sullo sfondo resta l'incognita della valorizzazione della compagnia. Staremo a vedere.
Intanto, il presidente del consiglio di gestione di Intesa SanPaolo, Gian Maria Gros Pietro, avverte: per Alitalia ci vuole un management «professionale del settore» (finora mancato) e «trasparenza verso gli azionisti: non è possibile venire a sapere con solo 15 giorni di anticipo che non ci sarà più carburante». Quanto alla partecipazione nella compagnia, «noi non siamo azionisti di lungo termine. Il nostro mestiere è salvare il nostro investimento».
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