RomaRai e giustizia, Alfano sente puzza di bruciato, snobba il vertice di maggioranza con Monti, e fa saltare il banco. Le gambe del tavolo che sorregge il governo ieri hanno traballato. Monti avrebbe dovuto incontrare l’ABC, acronimo di Alfano, Bersani e Casini, ieri sera alle 19.30; ma il segretario del Pdl, in tarda mattinata, ha dato un polemico forfait. Il summit è stato rimandato, Monti ha minimizzato, ma subito è scoppiata la bagarre politica, con il segretario del Pdl all’attacco: «Mi sottraggo a questo teatrino» e quello del Pd che ha risposto a brutto muso: «Incredibile». Il premier ha voluto rassicurare tutti: «Problemi tra loro: mi è stato confermato sostegno al governo e non ho alcun segno che questa collaborazione si sia incrinata o si stia incrinandosi».
Di fatto, Alfano ha sventato un duplice blitz. Per quanto riguarda viale Mazzini, il cui cda scade a fine mese, l’intenzione del governo sarebbe quella di agire per una riforma della governance della Rai. Su questo è pressato da Casini e Bersani, desiderosi di rimescolare le carte a viale Mazzini, ma il Pdl non ci sta. La linea è la seguente: «La riforma della governance va fatta in Parlamento, e la competenza spetta alla Commissione di Vigilanza, non al governo». Per quanto riguarda la giustizia, invece, Casini e Bersani avrebbero lavorato sul Guardasigilli per modificare il ddl anticorruzione su molti aspetti: dall’allungamento della prescrizione alla corruzione privata; dalla concussione all’inasprimento di alcune sanzioni. Provvedimenti indigesti al Pdl che chiede lo stralcio di una parte delle norme ma Pd e Udc non ci sentono. Viceversa, il Pdl vorrebbe mettere il turbo alla norma sulla responsabilità civile dei giudici, mentre Terzo polo e Pd la vogliono frenare e modificare. «Al di là del merito è anche e soprattutto una questione di metodo: abbiamo vinto le elezioni ed è giusto che su questi temi non ci facciamo imporre l’agenda politica da Bersani e Casini», dice l’avvocato pidiellino Francesco Paolo Sisto.
In ogni caso, sfilandosi dal summit, Alfano ha evitato di finire nel trappolone e ha fatto saltare il banco. Già in mattinata il segretario del Pdl, su Twitter, era parso polemico: «A leggere i giornali pare che stasera con Monti si parlerà solo di giustizia e Rai... E pensare che credevamo che la priorità del Paese fosse l’economia, lo sviluppo, la crescita...». Primo mal di pancia. «Ovviamente noi parleremo di economia, riforma fiscale e, anche sulla giustizia, se proprio la ritengono “missione centrale” del governo, arriveremo con le nostre proposte: la legge anticorruzione a prima firma Berlusconi-Alfano, responsabilità civile dei magistrati (chi sbaglia paga), giusto processo (per la parità tra accusa e difesa)». Poi, ai microfoni del Tg5 la decisione ufficiale: «Non andrò al vertice: se lì mi devo incontrare per soddisfare sete di poltrone Rai o per far avvicinare Bersani con Vendola e Di Pietro sui temi della giustizia, sarebbe solo un teatrino della politica a cui mi sottraggo».
Immediata la reazione stizzita del segretario del Pd, Bersani: «Atteggiamento incredibile. All’ordine del giorno dell’incontro, come potrà confermare Monti, non c’erano solo Rai e giustizia». Da segnalare però che, l’altroieri sera, il Guardasigilli Paola Severino aveva incontrato a Montecitorio Casini e Bersani. «Due segretari su tre - ha subito annotato Gasparri - se i ministri tecnici fanno vertici con alcuni segretari si assumono le proprie responsabilità...». Il ministro s’è subito difesa: «Sono stupita: è stato un incontro casuale, tra l’altro breve. E comunque poi ho chiamato subito Alfano per riferire». Ma sul prevertice a due, secondo mal di pancia di Alfano. Il quale, radunati capigruppo e coordinatori del partito, ha dettato la linea, sintetizzata da Cicchitto: «Abbiamo dato la fiducia a Monti e continueremo a darla finché si occuperà di economia».
Mentre Monti, in conferenza stampa, cercava di gettare acqua sul fuoco: «Problemi temporanei, l’incontro si terrà la prossima settimana», in Transatlantico si stilava la lista delle questioni aperte, motivo della defezione del summit.
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