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Alfano: fuori i soldi Ultimatum alle banche per uscire dalla crisi

Il segretario Pdl incontra i vertici dell’Abi: dai fondi Bce al credito, ecco le proposte del partito per aiutare davvero famiglie e imprese

Alfano: fuori i soldi Ultimatum alle banche per uscire dalla crisi

Roma - Il Pdl alza il pressing sulle banche. Ma questa volta dalla protesta passa alla proposta. Anzi: a un ventaglio di proposte sottoposte all’attenzione del presidente dell’Abi, Giuseppe Mussari, durante il faccia a faccia mattutino nella sede di Via dell’Umiltà. Richieste finalizzate a un obiettivo: il reimpiego a vantaggio dei cittadini di una parte significativa del denaro erogato dalla Bce agli istituti di credito nazionali. Una questione su cui il Pdl è mobilitato da tempo e che ha innalzato a priorità strategica, denunciando il pericolo di un utilizzo speculativo di quei fondi e di un prevalere degli interessi di bottega su quelli del sistema Italia.

«Nell’incontro con i vertici dell’Abi» annuncia Angelino Alfano «il Pdl ha avanzato una cinquina di proposte affinché non siano i cittadini a pagare l’ennesimo conto alla crisi. Oggi abbiamo avuto la percezione di essere gli avvocati dei cittadini, delle famiglie, delle imprese». A Mussari e agli altri esponenti Abi «abbiamo chiesto innanzitutto che i soldi ricevuti dalla Bce all’1% vengano reimpiegati per i cittadini», si tratta di «139 miliardi - ricorda Alfano - e attendiamo un segnale forte sull’impiego di queste risorse». Il Pdl ha chiesto poi «l’irrevocabilità delle erogazioni concesse a famiglie e imprese già effettive», eccezion fatta per i casi di fallimento, nonché «una moratoria» che consenta «di posticipare quelle rate di mutuo non pagate negli ultimi 18 mesi con piani di ammortamento parametrati alle esigenze di famiglie, cittadini e imprese in difficoltà». Altra richiesta avanzata dal Pdl riguarda il lavoro. «Il sistema bancario impiega 320mila persone, abbiamo chiesto venga mantenuto il livello occupazionale». Ultima proposta, infine, è che il sistema «accetti forme di controllo sugli adempimenti, anche da parte della Banca d’Italia». Dal canto suo, il Pdl si è impegnato «a difendere l’italianità» del sistema creditizio, e ad appoggiare Monti in Europa «affinché vengano riconsiderati i parametri Ue sulla patrimonializzazione degli istituti italiani».

Se poi, dall’altra parte, «viene chiesto il ripensamento su alcune norme, c’è la nostra disponibilità», spiega Alfano, facendo riferimento al contestato (dalle banche) taglio sulle commissioni previsto da un emendamento al dl liberalizzazioni. Una questione che a quanto pare sarà presto affrontata: la maggioranza delle commissioni Attività produttive e Finanze delle Camera chiederà infatti a Mario Monti un decreto integrativo. Le modalità, però, devono ancora essere definite nei particolari. Il sottosegretario allo Sviluppo economico Claudio Vincenti fa sapere che «quella sulle commissioni bancarie è una norma votata dal Parlamento. Il governo era contrario. Se il Parlamento riterrà di modificarla noi saremo assolutamente favorevoli». Il Pdl è pronto a dare il via libera al decreto integrativo ma a condizione che si occupi solo della norma sulle commissioni bancarie e non diventi un cavallo di Troia attraverso cui inserire modifiche alle misure riguardanti assicurazioni e farmacie.

Sull’esito del confronto con Mussari - che proprio ieri ha incassato il sostegno del comitato di presidenza dell’Abi e il congelamento delle sue dimissioni in attesa di un confronto col governo - il segretario del Pdl manifesta una misurata soddisfazione. «Nei vertici bancari non abbiamo trovato un muro, non c’è stata sordità ma un atteggiamento costruttivo e concreto. Ora attendiamo risposte». E Maurizio Gasparri aggiunge: «Non siamo ostili a imprese del credito essenziali al paese, e ne difenderemo l’italianità, ma non siamo il pronto soccorso degli errori altrui». E se Giorgia Meloni chiede alle banche di «stabilire un tetto ai compensi e ai dividendi dei soci», Laura Ravetto punta a un rilancio della vigilanza sulla missione delle banche. «Forse è giunto il momento di ripensare il sistema delle autorizzazioni concesse dalla Banca d’Italia, revocando la licenza a chi strozza il sistema produttivo rifiutando crediti alle aziende.

Così potremo fare spazio alle banche che vogliano davvero essere tali».

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