Alfano predica prudenza: frenata sullo strappoIl caso

Il segretario freddo sulla separazione. Ma Formigoni accelera: "Al Congresso un nostro documento per la maggioranza"

Alfano predica prudenza: frenata sullo strappoIl caso

Roma - Alfano stoppa lo strappo ma si trova continuamente strattonato a destra e a manca. Alla sua destra ci sono i falchi, i teorici della «separazione consensuale» dalla nascente Forza Italia che ormai credono molto poco all'unità del partito. Alla sua sinistra ci sono pezzi di Pd, premier Letta in testa, che gli chiedono di affrancarsi definitivamente dal Cavaliere in modo da blindare l'esecutivo, pur non concedendo nulla al Cavaliere. Così Alfano, tra due fuochi, fa l'equilibrista, prende tempo, non cede ma è sotto pressione. Tagliare definitivamente il cordone ombelicale è dura, durissima. Questioni personali e umane si mescolano a ragioni prettamente opportunistiche. Berlusconi è pur sempre Berlusconi: colui che l'ha portato dov'è; è il suo passato e, forse, anche il suo futuro. Il parricidio, preteso dalla sinistra ed evocato da alcuni pidiellini, è troppo. Quantomeno non ora. E poi, in fondo in fondo, conviene bruciare le tappe? Alfano è persuaso di no. Meglio aspettare. Quindi rallenta. Tira il freno a mano, non segue chi gli consiglia di svincolarsi al più presto da Berlusconi e dalla Forza Italia a trazione lealista.

Tra questi, i più attivi sono Carlo Giovanardi e Roberto Formigoni. Entrambi ventilano l'ipotesi di un documento programmatico a breve in modo da andare alla conta. Formigoni giura: «Il documento c'è e ci sarà al Consiglio nazionale: puntiamo alla maggioranza del partito con tesi ragionevoli sulle quali anche Berlusconi dovrà riflettere». E ancora: «I punti chiave saranno tre: partito, governo e futuro. Un partito che si riconosca nella leadership di Berlusconi ma che sotto la sua leadership sia integralmente; quindi primarie per tutti. Governo: fiducia all'esecutivo con questi ministri fino alla primavera 2015. Futuro: siamo e saremo nel centrodestra senza se e senza ma e senza occhieggiamenti a un centrino che non ci interessa». Documento in canna? Schifani dice di non saperne nulla: «Non conosco questo documento, quando si celebrerà il Consiglio nazionale e verranno fuori le mozioni ne discuteremo».
«Attenzione, nessuno vuole uno strappo traumatico - tiene a precisare Giovanardi al Giornale -. Ma si potrebbero creare due forze, alleate, entrambe alternative alla sinistra e capace di parlare alla Lega, in grado di battere gli avversari». Ma è Formigoni che accende i riflettori sul nodo politico per eccellenza: che fare se Berlusconi decade? L'ex governatore della Lombardia non ha dubbi: il governo deve andare avanti fino al 2015, a prescindere dalla fine che farà il Cavaliere. «La situazione giudiziaria di Berlusconi cambierebbe se si mandasse a casa il governo Letta? No», risponde secco Giovanardi. I governisti giurano che attorno alle loro tesi ci sono già dai 30 ai 40 senatori pidiellini pronti a mettere le firme in calce al documento mentre i lealisti ne contestano i numeri: sono molti di meno. Di fatto, specie tra le seconde file, ci si continua a guardare in cagnesco.


Alfano invece smussa, veste i panni della supercolomba e non presta il fianco a chi vorrebbe allontanarsi al più presto da Forza Italia. È convinto di riuscire a convincere il Cavaliere a non fare il cosiddetto fallo di reazione qualora il Senato lo cacci dal Parlamento. I due si sono visti ieri sera per l'ennesimo faccia a faccia.

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