Economia

Alitalia-Air France, è scontro: Parigi non vota l'aumento

Si spacca il consiglio: solo i soci italiani approvano una mini ricapitalizzazione da 100 milioni. I francesi vogliono tagliare rotte e addetti. Conti in profondo rosso

Alitalia-Air France, è scontro: Parigi non vota l'aumento

Alitalia respinge il diktat di Air France sul piano di risanamento e, dopo sei ore di battibecco, approva a maggioranza una ricapitalizzazione tampone da almeno 100 milioni. Una goccia rispetto all'importo necessario per rilanciare la compagnia presieduta da Roberto Colaninno e, soprattutto, una prova di forza verso Parigi.

Air France, primo socio con il 25% del capitale, ha votato contro l'aumento-light dopo che già mercoledì aveva fatto recapitare al cda una lettera carica di tutta la propria insoddisfazione. L'aumento scatterà insieme al completamento del vecchio prestito obbligazionario convertibile, per i 55 milioni rimasti finora scoperti. In tutto quindi l'ad Gabriele Del Torchio vedrà affluire nelle casse di Alitalia 155 milioni. Proprio per dare sostenibilità al business, è stato però anche chiesto ai consulenti di Banca Leonardo di cercare istituiti pronti a finanziare il gruppo per altri 300 milioni circa.

Si tratta, quindi, di una manovra a geometria variabile che tornerà sul tavolo del cda il 3 ottobre: l'aumento dovrebbe essere coperto da Intesa Sanpaolo (per cui si può ipotizzare un esborso vicino a 30 milioni e che già nel 2008 aveva fatto da catalizzatore al salvataggio del gruppo), dai Benetton (anch'essi per 30 milioni tramite Atlantia) e dalla Immsi dello stesso Colaninno (22 milioni). Il calcolo parte dal presupposto che, malgrado la dura opposizione di ieri, Air France alla fine faccia la propria parte (75 milioni) per non vedersi sfilare la preda. In caso contrario, il peso per gli italiani aumenterebbe, a meno che non spunti un cavaliere bianco, a partire da Etihad.

L'ultima parola spetta all'assemblea convocata il 14 ottobre, ma da anni alcuni piccoli soci vogliono sfilarsi. Di certo non c'è molto tempo: Alitalia ha chiuso il primo semestre con un buco di 294 milioni (contro i 201 di un anno prima), complici 50 milioni di accantonamenti straordinari, di cui 47 milioni per il contenzioso fiscale sulle società irlandesi ex AirOne. In pratica, la macchina di Alitalia ha bruciato 1,3 milioni al giorno e quindi, al netto di interventi straordinari, l'aumento basterebbe fino all'alba del nuovo anno. I ricavi sono scesi del 4% a 1,62 miliardi e il risultato operativo è negativo per 198 milioni. Migliorano, invece, i debiti (946 milioni) e la disponibilità liquida è di 128 milioni.

Dopo il passaggio del controllo di Telecom agli spagnoli di Telefonica, il mondo politico italiano continua intanto a contorcersi alla ricerca di una soluzione accettabile dal punto di vista occupazionale, del traffico aeroportuale e più in generale dell'indotto. Diviso il governo: Alitalia «prima va risanata sino in fondo, e successivamente si fanno tutte le alleanze», sottolinea nel pomeriggio il ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato. «Ognuno approfondisca i temi che conosce», lo ha però subito zittito il titolare dei Trasporti, Maurizio Lupi, ribadendo l'assenso ad Air France in cambio di garanzie sul mercato e l'occupazione: «Zanonato ha altri problemi di cui occuparsi come Finmeccanica e Riva». Il nodo è il durissimo piano di risanamento impostato da Air France: il progetto prevedrebbe 2mila esuberi (tra piloti, hostess e personale di terra) e rottamerebbe 30 aeromobili.

Alitalia sarebbe quindi ridotta a compagnia regionale e reimpostata mentre gli scali italiani sarebbero chiamati a fare da collettori di traffico verso il parigino Charles de Gaulle.

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