Cronache

Alle aziende conviene strizzare l'occhio ai gay

Rispetto agli etero spendono di più. E spesso fanno tendenza. Così per il business l'8 per cento della popolazione conta più del restante 92...

Alle aziende conviene strizzare l'occhio ai gay

Roma - Gli omosessuali comprano più degli etero, confermano le più recenti ricerche di mercato. Ecco spiegato il boom delle aziende «gay friendly», compresi alcuni dei brand più famosi del mondo, da Ikea a IBM, da Apple a Google, da Levi's a Starbuck's, da Pfizer a Bacardi.
Da anni in Occidente si registra un incremento di quello che viene definito il «gay marketing». D'altronde, gli studi affermano che al potere d'acquisto di milioni di omosessuali (stimati nell'8 per cento della popolazione) si aggiunge quello di altrettanti milioni di familiari e amici (tre quarti della popolazione), che mostrano una sorta di «riconoscenza» verso i brand che appoggiano la comunità gay con spot, politiche di vendita specifiche o sponsorizzazione di eventi come i Gay Pride.

Quando, a fine aprile, il giocatore Nba Jason Collins ha fatto coming out, il suo sponsor ha dichiarato: «Ammiriamo il suo coraggio e siamo fieri che sia un atleta Nike». Il pivot dei Washington Wizards è stato il primo atleta professionista Usa a rompere il tabù, in piena carriera. E la Nike ha dimostrato che le grandi griffe sportive non temono più la sponsorizzazione di campioni omosessuali. Infatti, ha scelto la giocatrice di basket Brittney Griner per farne la prima testimonial gay di un grande marchio internazionale.
Viaggi e tempo libero sono i due settori in cui i gay investono maggiormente. Secondo l'Istituto per il Turismo spagnolo solo in quel Paese, i clienti omosex spendono il 30 per cento più degli altri.

Sorprendono anche i primi dati sui matrimoni gay, che arrivano da Usa ed Europa. Diverse legislazioni riconoscono in un modo o nell'altro le unioni gay, altre si avviano su quella strada, pur tra mille lacerazioni come vediamo in Francia e Gran Bretagna. Questo comporta un vero boom anche di agenzie specializzate nel wedding planning gay, che cura dalla cerimonia ai viaggi di nozze.
In Italia la prima a scoprire il settore è stata l'agenzia «Same Love», nata 3 mesi fa. « É un mercato- spiega il presidente Stefano Fiori- con incredibili margini di sviluppo nel brevissimo futuro. La Spagna ha celebrato 27 mila matrimoni gay in 7 anni; New York, in meno di un anno dalla legge sulle nozze omosessuali, 8.200 cerimonie con introiti di 260 milioni di dollari, per l'arrivo di 200 mila invitati, che hanno passato 235 mila notti in albergo e utilizzato i servizi».

Proprio questa settimana «Same love» ha organizzato il suo primo «matrimonio» gay a Roma. E visto che in Italia la legge nonprevede nulla del genere, Max e Giuseppe si sono detti «sì» in una cerimonia simbolica, accompagnati da commossi genitori, parenti e amici. Ad officiarla è stata Imma Battaglia, presidente di Gay Project, il cui team di avvocati ha preparato il contratto privato con una serie di impegni reciproci che i due hanno firmato.
A rendere elegante e raffinato l'evento hanno collaborato in tanti: dal lussuoso hotel De Russie di via del Babuino, che l'ha ospitato in una delle sue più belle sale affacciate sul «giardino segreto», al flower's stylist Sebastian che ha ideato l'arco di bambù verde per la cerimonia e gli addobbi bianchi.
Dice una ricerca americana che il potere d'acquisto della comunità gay è intorno ai 641 miliardi dollari, con proiezioni che raggiungeranno i 2 mila miliardi di dollari entro il 2013. Gay e lesbiche, poi, hanno quasi il doppio delle probabilità (60% contro 34%), rispetto alle loro controparti etero di essere opinion maker per i conoscenti se si tratta di acquisti. Il 71% dei consumatori omosessuali dice di avere un'opinione più favorevole per le aziende e i prodotti che hannopersonaggi gay nella pubblicità.

Insomma, un affare.

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