Altri suicidi per la crisi, il cardinale Sepe: «È una guerra»

Altri suicidi per la crisi, il cardinale Sepe: «È una guerra»

«Questa crisi è come una guerra mondiale. Coinvolge i popoli, ma anche le singole persone». Crescenzio Sepe è cardinale di Napoli e proprio nella sua diocesi ieri un imprenditore si è tolto la vita sparandosi nel parcheggio del Santuario di Pompei. Il luogo della preghiera scelto come sfondo per il gesto che toglie qualsiasi speranza. Il porporato ha puntato il dito, accusando: «I suicidi sono la conseguenza dell’assenza di sostegno, del mancato rispetto, dell’assenza di valori». E come lui anche il cardinale Angelo Bagnasco, presidente dei vescovi italiani, che chiede uno scatto in avanti all’economia: «Se società, forze politiche e imprenditoriali, banche riescono a fare reti con spirito di solidarietà per sostenere crescita e sviluppo, nessuno si sentirebbe talmente solo da fare gesti inconsulti contro se stessi e tanto meno contro altri».
Ma anche ieri al conto delle tragedie si sono aggiunti altri episodi di disagio e disperazione. Il più drammatico ancora al Sud, questa volta a Caltanissetta. Giovanni Vancheri, 54 anni, è salito sulla sua Punto e ha guidato fino alla casa di campagna di famiglia in contrada Portella Bifuto, nella parte alta di San Cataldo. Ha parcheggiato in giardino, poi si è cosparso di benzina e si è dato fuoco. Sono stati i vicini di casa a dare l’allarme ai fratelli quando hanno visto la colonna di fumo alzarsi. Nessun biglietto, nessuna spiegazione. Ma Vancheri, che manteneva la famiglia con una piccola pensione di invalidità, era depresso per la mancanza di lavoro. Cercava di arrotondare con piccoli lavori idraulici, l’attività che aveva dovuto lasciare proprio per i problemi cardiaci. L’uomo lascia la moglie e una figlia di 14 anni, iscritta al primo anno delle superiori.
È in condizioni disperate al Cto di Torino, invece, Mario Trombone, un imprenditore di 73 anni. L’uomo, residente a Candiolo, si è sparato un colpo di pistola alla tempia nel pomeriggio nel suo ufficio di via San Domenico, in centro città. Il responsabile di una società di facchinaggio ha lasciato due biglietti. Uno per la sua famiglia e l’altro per gli investigatori.

Le motivazioni del gesto sono da ricondurre a problemi economici: l’impossibilità di saldare il contenzioso con il Fisco. «Sono soffocato dalle tasse» avrebbe scritto prima di premere il grilletto. Come se fosse in guerra.

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