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Altro che protesta pacifica, adesso lo dicono pure i pm: la lotta No Tav è terrorismo

Il modus operandi è sempre lo stesso, ma la procura di Torino se ne accorge solo adesso. Dopo anni di violenze, gli attacchi dei No Tav vengono considerati "eversivi"

Altro che protesta pacifica, adesso lo dicono pure i pm: la lotta No Tav è terrorismo

Volti coperti, spranghe e bastoni, molotov e bombe carta. Azioni molto simili alla guerriglia urbana, ma applicate per i boschi della Val Susa. L'obiettivo degli antagonisti rossi che militano sotto la bandiera dei No Tav è immobilizzare il cantiere di Chiomonte affinché la linea ad alta velocità che dovrebbe congiungere Torino a Lione non venga costruita. È la prepotenza di uno sparuto gruppo di violenti che vogliono imporre il proprio "credo" a un intero Paese. Adesso i pm si sono accorti che non ci troviamo di fronte a una semplice protesta. La guerriglia ingaggiata dai No Tav è terrorismo, sia per i modi con cui i manifestanti attaccano i cantieri e le forze dell'ordine sia per le finalità dell'azione eversiva.

Da troppi anni la Val Susa è in mano ad un manipolo di violenti che sta ritardando i lavori alternando cortei pacifici a incursioni brutali. È la strategia della tensione. Da tutta Italia il popolo no global si riversa in Piemonte per sfogare il proprio odio contro le forze dell'ordine che presidiano il cantiere di Chiomonte e le maestranze che lavorano per costruire la Torino-Lione. Il volto dei "pacifici" No Tav è quello di Bruno Marco che a febbraio dello scorso anno era andato a un palmo dal naso di un poliziotto per schernirlo: "Che pecorella sei? Non c'hai un numero o un nome, niente? Sei un illegale". Il volto dei "pacifici" No Tav è anche quello dei brigatisti ed ex terroristi di Prima Linea arrestati l'anno scorso che negli scontri del luglio 2011 ferirono oltre duecento poliziotti. Il volto dei "pacifici" No Tav è sempre coperto da bandane, passamontagne e sciarpe. Eppure soltanto oggi, dopo anni di violenze, ad alcuni attivisti No Tav è stata contestata l’accusa di attentato per finalità terroristiche o di eversione. Ed è stato sulla base di questa "nuova" accusa che i pm hanno disposto perquisizioni a tappeto. L’accusa degli inquirenti fa riferimento all’assalto dello scorso 10 luglio quando le forze dell’ordine furono costretti a uscire dalle reti del cantiere per poi essere bersagliati con bombe carta, petardi e pietre lanciati ad altezza d’uomo. Secondo la procura di Torino, questa modalità di attacco configurerebbe "finalità terroristiche ed eversive".

Terrorismo, dunque. E non più semplici cortei. "Non si deve più tollerare questa ondata di inaudita violenza - ha commentato il vice presidente del Senato Maurizio Gasparri - servono risposte drastiche: carcere e incriminazioni adeguate alla condotta criminale da tempo in atto". Davanti a un'accusa del genere la sinistra parlamentare. Non una parola dai grillini che, all'indomani dell'arrivo alle Camere, hanno organizzato una gita in Val Susa per dare il proprio appoggio ai No Tav. Lo stesso Beppe Grillo è stato indagato dalla procura di Torino per aver violato i sigilli della casetta costruita dai dissidenti a Maddalena di Chiomonte, posta sotto sequestro dall’autorità giudiziaria come abusiva. Nemmeno il governatore della Puglia Nichi Vendola ha preso le distanze da un movimento violento che da anni mette a ferro e fuoco la Val Susa. Durante le perquisizioni di oggi sono stati sequestrate bombolette di gas urticante, manuali per fabbricare molotov, razzi, apparecchiature elettroniche e telefonini.

E, guarda caso, i dodici indagati sono tutte persone vicine agli ambienti dei centri sociali di Torino.

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