«Curiosità» vive e vegeta su Marte. Due anni di tempo per cercare acqua e vita, sia pure sotto le spoglie più improbabili e negli spifferi più riposti del Pianeta Rosso. Sono trascorsi quindici anni - ed era proprio il 7 agosto - quando Bill Clinton aveva giurato che sarebbero stati gli americani a scovare le prove che, miliardi di anni fa, su quel pianeta qualcuno aveva vissuto. I tentativi dal 1960 sono stati quarantacinque, e il suolo marziano non è stato l'unico a interessare le (possibili) somiglianze con la Terra. Palle di neve, energia oscura, vulcani che emettono metano. Ma quali sono le applicazioni concrete, quali le «ricadute» - si chiamano così - di missioni che costano (è il caso di Curiosity su Marte) due miliardi e mezzo di dollari? Cosa si va a cercare e cosa si trova per caso, nello Spazio?
La «microgravità», la condizione cioè in cui la forza di gravità è assente, permette alla scienza di esplorare particelle assolutamente presenti anche dalle nostre parti, ma che la forza di gravità, appunto, impedisce di osservare. Nello Spazio questo è possibile. Ma come si vivrebbe mai, o come cambia l'attività del cervello, in una dimensione assente di gravità? Era il 1998 quando uno Shuttle ha preso il cielo per stabilire cosa sarebbe accaduto ai neuroni di topi, grilli, pesci, lumache. Un esame utile per la ricerca neurologica, in particolare per le malattie dell'invecchiamento e del morbo di Alzheimer.
Una confezione di chewing-gum al fluoro, una pentola antiaderente, una giacca impermeabile con chiusure di velcro: anche questi dettagli della vita quotidiana sono il frutto delle missioni in orbita. Di quella del 1969, il programma Apollo. Quella missione infatti partorì 160mila brevetti in 30mila oggetti. Dallo sviluppo dello Space Shuttle sono scaturiti invece materiali per l'isolamento termico, sistemi super efficienti per scovare fughe di gas, e addirittura bonificare i terreni dalle mine antiuomo: è stato possibile sfruttando il carburante inutilizzato dai razzi dello shuttle. Parola della Nasa: ogni dollaro investito in orbita ne porta tre qui, sulla Terra.
La tecnologia spaziale, quella grazie alla quale fruiamo di telefoni cellulari, navigatori satellitari, previsioni meteorologiche, ha cinquant'anni di tradizione. E certo non riguarda solo le applicazioni che dallo Spazio ricadono sulla Terra, ma anche le forme di vita che dalla Terra potrebbero migrare (e resistere) nello Spazio. La flora, per esempio. Sono trascorsi quattro anni dai primi esperimenti di coltivazione di alcune piante nello Spazio.
Lo Space Shuttle della Nasa, che ha preso il volo per la prima volta nel 1981, ha permesso il lancio di satelliti e sonde interplanetarie, ma anche la costruzione di stazioni spaziali come la ISS, tutta dedicata alla ricerca scientifica. A quanto pare, poi, viaggiare nello Spazio dopo la sfortunata cagnolina Laika allunga la vita. O perlomeno questo capita ai vermi della Stazione Spaziale: il compito del verme Caenorhabditis Elegans era quello di mostrare i mutamenti muscolari che anche un essere umano avrebbe potuto subire nell'ambiente spaziale.
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