Corrono lungo uno strano ottovolante le parole del Nuovo Centrodestra sulla trattativa sulla legge elettorale. In un mix un po' confuso, si passa tranquillamente dall'euforia per il disinnesco del sistema spagnolo «puro» alla preoccupazione per il consolidamento dell'asse Berlusconi-Renzi. Chi si spende per far passare la tesi del pericolo scampato è Angelino Alfano che a Pesaro, davanti ai giovani del partito, rivendica «il primo successo politico», cioè l'avere stoppato il sistema elettorale spagnolo che avrebbe messo all'angolo i partiti minori, anzi «avrebbe strangolato in culla» il giovane Nuovo Centrodestra. Invece no: «Tentato infanticidio fallito». Alfano, in tv, scherza con Lucia Annunziata sul modello spagnolo modificato: «Chiamiamolo pure Totò o Peppino. Ma l'accordo non è ancora raggiunto, queste sono ore decisive». Sul significato simbolico dell'incontro Alfano è restio a concedere a Berlusconi particolari onori. «La mossa di recarsi nella sede del Pd non è stata una vittoria, ha tentato di rimediare a un clamoroso errore: la spallata al governo Letta, fallita anche grazie al Ncd». Parole che attizzano lo scontro a distanza con Forza Italia. «Per Ncd e partitini la festa sta per finire» avverte Daniele Capezzone. «Chi dice di voler difendere Berlusconi da dentro il governo contro la delegittimazione della sinistra, dovrebbe essere felice perché Renzi ha legittimato la leadership di Berlusconi più di quanto abbiano fatto i nostri ex amici che invece ora schiumano rabbia» attacca Luca D'Alessandro. E per Mariastella Gelmini: «Liquidare lo sforzo di riduzione della frantumazione del quadro politico di Berlusconi e Renzi nei modi sbrigativi usati da Alfano non aiuta a uscire dal pantano politico-istituzionale». La dimensione delle parole pubbliche non esaurisce, naturalmente, il momento che gli alfaniani stanno vivendo. Per tutta la giornata gli uomini di Ncd cercano di stringere i contatti con i renziani per cercare di capire nel dettaglio cosa ci sarà davvero nella proposta che verrà presentata oggi alle quattro. Il timore che tra le righe possa nascondersi qualche trappola è manifesto. Anche se rispetto al pomeriggio di sabato il clima è più disteso, in molti non hanno gradito il metodo adottato da Renzi. «I toni sono stati sbrigativi e l'atteggiamento prepotente» spiega Roberta Angelilli. E Roberto Formigoni carica le armi dialettiche. «Non riusciranno a eliminarci ma si tratta di una pessima legge che lascia la compilazione delle liste nelle mani dei padroni dei partiti. Una pacchia per paracadutati e preferite». Un malumore che non si traduce più nella minaccia di staccare la spina al governo. Perché dentro Ncd l'impressione diffusa è che il sindaco di Firenze - una volta compreso che senza la sponda dei piccoli avrebbe rischiato di impantanarsi in Parlamento - sia disposto a fare concessioni. Per questo - e per riequilibrare la bilancia delle gerarchie di governo - si punta a organizzare un faccia a faccia Renzi-Alfano per oggi, prima della Direzione del Pd fissata per le 16 e dell'ufficializzazione del testo. Inizialmente era stato ipotizzato un summit già ieri, poi per ragioni logistiche non è stato possibile procedere e ci si è limitati a contatti telefonici. L'approccio alla trattativa sarà bagnato nel realismo.
Le preferenze alla fine non ci saranno e ben poco si potrà fare per sventare l'azzeramento dei senatori. Questo lo hanno compreso bene tutti. Si punta, però, a limare la soglia di sbarramento e farla scendere dal 5 al 4%. Un punto percentuale che quando si tenta un salto nell'ignoto può voler dire tanta roba.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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