Roma - Il centro è sempre stata l'espressione politica del ceto medio. Rassicurante, protettivo, poche avventure e tante certezze. Eppure è stato il «centrino» del professor Monti a ferire a morte la classe intermedia, quella in cui si riconosce e prospera (o meglio: prosperava. Oggi piuttosto si barcamena) la maggior parte degli italiani, né ricchi né (finora) poveri. La cura Monti è costata a ogni famiglia nell'anno di disgrazia 2012 una bella sommetta: 726 euro secondo uno studio della Cgia di Mestre, che però tiene conto soltanto degli aumenti delle imposte. Addirittura 2.467 secondo Federconsumatori e Adusbef, che calcola una stangata di 1.334 euro per prezzi e tariffe e 1.133 per gabelle vecchie e nuove. Non ci sorprendiamo poi se un gruppo bancario come Citigroup da qualche anno analizza i consumi con un modello a clessidra: le spese sono sempre più concentrate nelle parti alta e bassa. Saranno i ricchi e i poveri a consumare di più, anche perché questi ultimi saranno sempre di più. E nella parte mediana? Una strozzatura, come nelle clessidre. Appunto.
Ma torniamo ai Professori e al loro anno di governo strozza-famiglie. Analizziamo tutti i rincari voce per voce, sbirciando nel quadernuccio dei conti di una media famiglia italiana. E subito spunta l'Imu, l'imposta sulla casa prevista sì dal governo Berlusconi ma trasformata in un incubo da Monti e soci, che l'hanno anticipata già al 2012 e hanno deciso di includervi la prima casa rivalutando per di più le rendite catastali. Risultato, una stangata per quello che è il vero bene rifugio degli italiani, variabile naturalmente in funzione di localizzazione, aliquote regionali e comunali e dimensione dell'immobile, ma quantificata in 222 euro medi per famiglia dalla Cgia.
Naturalmente la casa va anche illuminata, scaldata, attrezzata. E con le bollette nuovi dolori: il governo Monti ha accettato l'aumento deciso dall'authority del 2,7 per cento per la tariffa del gas e del 4,9 per cento per la tariffa elettrica. Anche l'acqua è aumentata mediamente del 6 per cento. Tutte voci che incidono sul ménage di una famiglia media per alcune centinaia di euro, diciamo 300 (e forse ci teniamo stretti).
Poi si esce di casa, e viene voglia di piangere. Uno dei rincari più sanguinosi per le famiglie italiane è stato quello dei carburanti per l'auto, provocato quasi esclusivamente dalla componente fiscale: le accise sono aumentate mediamente del 18 per cento, con un picco del 21 per il gasolio. Per una percorrenza di 15mila chilometri si può ipotizzare una maggiore spesa di 200 euro. Sono aumentate anche le tariffe autostradali, dallo 0,31 per cento delle Autostrade meridionali al 14,17 del raccordo valdostano. In media un 4 per cento che si può quantificare con 50 euro l'anno. E se si scelgono altri mezzi di trasporto, la situazione non migliora: tram e bus sono aumentati del 20 per cento, è stata introdotta una tassa di sbarco dai traghetti di 1,50 euro a passeggero e stanno per scattare aumenti per i diritti di imbarco negli aeroporti.
Dovunque ci si gira sono rincari. Un punto in più di Iva? Prezzi più alti ovunque. Nessun aumento delle aliquote Irpef? Sì, ma sono state ritoccate verso l'alto le addizionali regionale e comunale, con un effetto depressivo sulle buste paga quantificabile in una famiglia media in 150 euro.
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