Era il 22 luglio 2011. Solo un anno fa, o poco più. All'Auditorium della Conciliazione la coppia Casini-Fini battezzava il Terzo Polo. «Io cambio l'Italia», era il motto del quartetto, perché c'erano anche Lombardo e Rutelli. In realtà l'Italia era già cambiata, anche se forse i quattro profeti del nuovo non l'avevano afferrato, in buona compagnia peraltro. È andata com'è andata. Giravolte. Giostre. Giri di valzer che nemmeno un consumato politologo riuscirebbe a sintetizzare. Tutto in quattordici mesi, ma una cosa è sicura: il futuro era già stravecchio e bollito. E così alla prima prova elettorale, più o meno disastrosa, è stato rapidamente archiviato. Il tutto mentre il demiurgo nascente del centrismo, l'impalpabile Luca Cordero di Montezemolo, sfogliava la margherita, non nel senso del partito, che veniva letteralmente mangiato da Lusi, ma insomma girava intorno al quesito: «Mi candido?», «Non mi candido?». Sì. Ma. Forse. Però. Finché ieri, e fino a ulteriore smentita, si è capito che Montezemolo si presenterà, ma non si candiderà perché Italia Futura lavorerà per il Monti bis. E dunque tutto questo attivismo, come quello di Casini e di Fini, servirà per prolungare l'esperienza di SuperMario.
Ma per arrivarci, che polverone. Si parte dunque con il Terzo Polo e con l'intenzione, altisonante, di rompere il bipolarismo e di celebrare i funerali del berlusconismo. Fini e Casini si candidano a leader dell'Italia che verrà. Peccato che la loro visione sia confinata dentro un centro che ha le dimensioni di un centrino. Inservibile come trampolino per ogni ambizione. Così la frase sparata da Rutelli all'Auditorium, «Oggi nasce il Terzo Polo e non torneremo indietro», dura il tempo utile per capire che occorre andare indietro o avanti, o da qualunque altra parte che non sia il famoso centrino. Il 19 aprile Casini comincia a parlare di confederazione con gli alleati, come andava di modo fra i patrioti ai tempi di PI IX, e intanto butta lì l'esca del tradimento: il Partito della nazione. In realtà il Terzo Polo è già defunto, nella culla delle illusioni, ma Casini da democristiano navigato, rassicura i morituri: «Piena sintonia su tutto con Gianfranco e Francesco».
E Montezemolo? Continua a recitare la parte di Amleto, chino sul capezzale dell'Italia. Prima dell'estate, come racconta l'Espresso, chiede udienza all'ambasciatore americano David Thorne e gli dà il solenne annuncio: «Non mi candido, resto in azienda, la prego di informare la Casa Bianca». Naturalmente non è così, anche se nessuno sa bene come sia. Quasi in simultanea, a maggio, fra un pensa e un ripensa, ecco un altro annuncio solenne. Lo stesso di prima, uguale e capovolto: «Mi candido». E però a leggere bene le sue parole si trovano sempre grappoli di condizionali e trattati interi di nouvelle vague a proposito dei possibili alleati. Casini? Il Terzo Polo? Il misterioso Partito della nazione?
Maggio è comunque il mese che seppellisce i sogni. Le elezioni non sono ancora finite che Casini twitta: «Siamo sotto un cumulo di macerie. Il Terzo Polo non rappresenta la richiesta di cambiamento». Rutelli, alle prese con il fantasma di Lusi, ha altro da pensare e Lombardo, il più furbo del poker, si è già defilato; Fini, invece è nel panico. E sfoggia una delle sue frasi memorabili. Il «Che fai, mi cacci?», sibilato a Berlusconi, viene superato dal lacrimoso «Perché mi hai lasciato?», mormorato a Casini. Che però non si lascia per nulla impietosire e anzi accelera verso il nuovo che cambia continuamente forma e colore. A luglio, prima della pausa estiva, Fini, che è il più lungimirante, riceve il ventaglio dai giornalisti e rivela: «Il Terzo Polo non è un progetto tramontato». Stupore. Ma fino a un certo punto perché in effetti non può tramontare quel che non è mai sorto.
Ormai è chiaro. È Mario Monti la stella polare del centrino casiniano che a Chianciano beve le acque della salute e fa campagna acquisti provocando le ire di Montezemolo. Il presidente della Ferrari dal predellino mobile del suo Italo si vede rubare palcoscenico e suonatori e non si tiene: «Il fritto misto che esce dalle cucine di Chianciano - si legge nell'editoriale di Italia Futura - rischia di essere una pietanza indigesta per gli elettori e per il Paese». Una bocciatura definitiva, ma anche no. Perché giusto ieri dalle colonne del Corriere della sera Montezemolo si fa intervistare da Aldo Cazzullo e dopo aver finalmente chiarito la sua voglia di esserci alle prossime politiche, ripete sì le sue critiche ma con molta meno convinzione: «Per innovare non basta cambiare la cornice del simbolo».
E soprattutto approda alla stesso menu: il Monti bis. Per cui Fini e Casini si spendono ora, altro passaggio camaleontico, con una Lista nazionale. Il Terzo Polo sarà quello di Mario Monti. Ma a sceglierlo non saranno gli elettori.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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