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Askatasuna e Leoncavallo: i centri sociali occupano pure i social

Da Milano a Torino, il paradosso di Leoncavallo e Askatasuna: milioni di clic e menzioni online non fermano gli sgomberi, mentre il sentiment degli utenti condanna il centro sociale milanese

Askatasuna e Leoncavallo: i centri sociali occupano pure i social
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Il 2025 è stato l'anno della chiusura di due dei centri sociali più noti e attivi del Paese: il Leoncavallo a Milano e l'Askatasuna a Torino. Queste realtà sono salite alla ribalta del grande pubblico anche grazie ai social e alle cronache, perché fino a qualche anno fa erano realtà note a livello locale o, comunque, all'interno di quell'ambiente antagonista che li ha sempre frequentati e vissuti. I social hanno dato anche un certo appeal a questi luoghi, sono riusciti a sdoganarli oltre quei confini che sono sempre stati a delimitazione della loro sfera di influenza.

Lo testimonia anche la ricerca condotta da Domenico Giordano per Arcadia sui numeri social, secondo la quale in 2 anni la parola chiave "centro sociale" ha incassato 144 mila menzioni raggiungendo un pubblico potenziale di oltre 10 milioni di utenti online. Numero enormi per una realtà simile, che ha raggiunto il suo picco ad agosto 2025 in coincidenza dello sgombero del Leoncavallo mentre il sentiment evidenzia una differenza di atteggiamento degli utenti, che sono apparsi più permissivi quando si parla di Askatasuna e al contrario quando si discute di Leoncavallo sono sembrati meno condiscendenti. L'impatto di questi numeri non è solo una questione di algoritmi, ma il segnale di una mutazione genetica del fenomeno: la ricerca mette in luce come l'estetica della ribellione sia stata risucchiata dal vortice del consumo digitale. se un tempo il perimetro d'azione del Leoncavallo o dell'Askatasuna era delimitato dalle mura scrostate delle loro sedi, oggi quel confine è stato abbattuto dalla viralità. I 10 milioni di utenti potenzialmente raggiunti rappresentano un'audience che non necessariamente condivide l'ideologia antagonista, ma che fruisce dello scontro, del video dello sgombero o della polemica politica come un qualsiasi altro contenuto di tendenza.

Probabilmente per l'Askatasuna, il tentativo di dialogo con le istituzioni e il percorso di legalizzazione intrapreso con il Comune sembra aver creato una sorta di scudo digitale. Gli utenti si sono mostrati più permissivi, quasi a voler premiare una forma di "antagonismo responsabile" o, quantomeno, integrato nel tessuto urbano.

Gli utenti si sono mostrati più permissivi, quasi a voler premiare una forma di "antagonismo responsabile" o, quantomeno, integrato nel tessuto urbano. La chiusura di questi spazi segna la fine di un’epoca in cui l’illegalità poteva godere di una zona d’ombra; oggi, sotto i riflettori costanti dei social, quella zona d’ombra è scomparsa.

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