Roma - Se non è un processo alla morale, allora, vanno valutati i fatti, che in quello a Berlusconi si riducono a una telefonata e a non provati rapporti sessuali con una minorenne, negati anche dalla presunta vittima. Sette anni per concussione, che sarà pure per «costrizione» ma che si configura sempre e soltanto con una telefonata, quella fatta alla questura di Milano dove era stata portata Ruby.
Così, se al di là della configurazione giuridica astratta dei reati ci soffermiamo sui fatti di tante vicende di cronaca anche cruente, fa effetto confrontare certe condanne a quella appena incassata dal Cavaliere. Ci sono, infatti, frotte di imputati per sanguinosi omicidi colposi, stupri, truffe o crack finanziari che hanno ridotto sul lastrico migliaia di risparmiatori (i vari Cragnotti, Geronzi, Lande) che se la sono cavata con pene appena superiori, uguali o di poco inferiori a quella inflitta dai giudici di Milano a Berlusconi. Come il marocchino condannato a 8 anni per aver ucciso nel 2011 otto ciclisti travolgendoli con un'auto guidata sotto l'effetto di droga. Fece scalpore anche la storia di Stefano Lucidi, che nel 2008 provocò la morte di due fidanzatini bruciando un rosso a folle velocità sulla Nomentana, a Roma, e cavandosela poi in appello con 5 anni. Anche il nome di Beppe Grillo allunga la lista, condannato in secondo grado a 14 mesi per omicidio purimo colposo: nel 1984 perse il controllo del suo fuoristrada e uccise una coppia di amici e il loro bambino. Altra vecchia storia ma emblematica quella dell'omicidio Marta Russo: una ragazza morta e una condanna per omicidio colposo per l'assistente universitario Giovanni Scattone ridotta in Cassazione a 5 anni e 4 mesi e per favoreggiamento al collega Salvatore Ferraro a 4 anni e 2 mesi.
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