"Un attentato alla Costituzione: così stanno sfasciando tutto"

Marco Pannella contro il capo dello Stato: "Basterebbe seguire l'abc del diritto, invece...". E lancia Emma Bonino al Colle: "Elemento di mediazione, la vogliono 2 italiani su 3"

"Un attentato alla Costituzione: così stanno sfasciando tutto"

Non è passato a prendere il té. Solo caffè, sigarette, toscanelli e una bottiglia d'acqua. Marco Pannella è fatto così, solo lui è capace di arrivare qui, puntuale, alle cinque della sera, nella redazione romana di questo giornale, tirare fuori dalla tasca vecchi ricordi del '56, quando chiacchierava con Indro a pochi passi dalla frontiera ungherese, Montanelli a cercare di raccontare quello che quasi nessuno voleva vedere e lui ad accogliere i ragazzi in fuga da Budapest e a soccorrerli un convento dei piaristi, dove si mangiavano solo patate lesse. Marco avrà 83 anni fra un mese e pensi che sia ancora uno dei pochi in grado di guardare lontano. Lo fa, ci riesce, perché non cerca alibi. Lui parla, si perde, ti perdi, fa giri immensi di parentesi a spasso nel tempo, sembra ogni volta che stia smarrendo il filo, poi torna e con una parola ti fa capire tutto. E ti accorgi che alla fine il suo modo di guardare al mondo è semplice, scarno, essenziale. La parola questa volta è «liquefazione». L'importante è seguire i suoi viaggi verbali e metterli a terra. Allora tutto viene facile. Liquefazione è il problema: liquefazione del diritto, della Costituzione, delle istituzioni, della politica. Il responsabile è il presidente, Giorgio Napolitano. La cura è la solidità. E l'unico modo per ritrovare solidità è tornare alla legge, al diritto, alla Costituzione. Il medico, per Marco, è Emma. Sottointeso. Se dici Bonino dici Pannella, e viceversa.

Stallo, non c'è uno straccio di governo, i saggi saggiano, il tempo passa. Come si esce? Che ci si inventa?
«Niente, per carità. Si sta inventando già di tutto Giorgio. Basta seguire l'abc del diritto».

E Napolitano non lo fa?
«No. Tecnicamente il suo modo d'agire è un attentato alla Costituzione. Ma non è colpa sua. Giorgio lo conosco da una vita, lui ha sempre risposto al partito. È un comunista. E ora che non c'è più il partito mica pensa di dialogare con il Parlamento. No, lui inventa».

La strada normale, senza invenzioni, quale sarebbe?
«Quella che non ha mai seguito. Un presidente non parla al popolo, al Paese, ma tramite messaggi alle Camere. In sette anni non lo ha mai fatto. Sai perché? Perché in Parlamento c'è il rischio che un qualcuno risponda, fosse solo un povero fesso. La piazza non può rispondere. E così può andare avanti con il suo monologo».

Le consultazioni le ha fatte?
«Con i partiti. Per tornare alla normalità basta fare le cose classiche e riattivare la vita istituzionale. Vuoi dare un messaggio di benvenuto alle nuove Camere, che consentirebbe ai presidenti di convocarle, attivando uffici di presidenza, commissioni. Bisogna interrompere questo salto e tornare al lavoro puro e normale delle istituzioni. Gli incontri vanno fatti in Parlamento, non negli alberghi. Non servono i saggi a indicare le priorità e a riaprire la discussione tra i partiti. Se il Parlamento si rimette in moto e un deputato, magari a 5 stelle, prende la parola, quello che dice finisce stenografato e Radio Radicale lo manda in onda».

E il governo?
«Lascia stare. Intanto si dia il via alla legislatura, se stai lì prima o poi un accordo se lo trovano. In 5 giorni vedrai che troveranno la quadra. Io questo farei, ma lui non lo ha fatto».

E chi può farlo? Il prossimo presidente?
«Emma. Emma lo farebbe. È sempre stata un elemento di mediazione, non di rottura. Ovunque. Da commissario Ue e da ministro. Noi aggreghiamo. Siamo gente che crede ai fondamentali della democrazia. Noi in qualsiasi alleanza siamo stati gli ultimi giapponesi. Non abbiamo mai tradito, mai sfasciato, ma ogni volta abbiamo trovato l'equilibrio tra le opposte tendenze».

Bonino for president?
«Sarebbe la cosa più naturale. Emma da 15 anni è plebiscitata dal popolo. I numeri del suo consenso sono impressionanti. Due italiani su tre, secondo tutte le indagini demoscopiche, la vorrebbero sul Colle. Mai vista una cosa del genere. È una candidatura popolare e insieme antipopulistica. E invece ora spingono la prefetta, la Cancellieri, che fino all'anno scorso non conosceva nessuno, perché si stanno cercando la nuova Polverini. Il guaio è che la sua candidatura è forte e fa paura a tutti. Fa paura il diritto. Lo stesso problema delle carceri per noi è in primis una questione di rientro nella legalità. Sono 25 anni che continuiamo ad essere denunciati e deplorati dall'Europa. Una condizione che fu condivisa dall'Italia fascista per soli sei anni, in quel caso rispetto alla Società delle Nazioni».

Pannella non la smetterà mai di rompere le scatole?
«E come faccio? Ho

cominciato a 16 anni, e non ho mai smesso. Il guaio è che non mi fanno parlare agli italiani, non mi mandano in tv. Lo sai chi è il leader politico italiano?».

No.
«Il signor Littizzetto, detto Fazio».

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