Un bimbo di tre mesi è morto al freddo, in una roulotte di un campo rom abusivo di Milano. «Provo vergogna» scrive su Facebook l'assessore al Welfare, Pierfrancesco Majorino. Nella Milano arancione di Pisapia, che ha fatto dell'accoglienza una bandiera, la tragedia è anche un'onta. E se è vero che «molti tra loro non accettano le nostre proposte e non riusciamo a convincerli ad uscire dalla loro condizione di marginalità», come aggiunge l'assessore, siamo sicuri di fare abbastanza per questi bambini? sicuri che tollerare l'illegalità significhi essere accoglienti?
Alle nove di ieri mattina un elicottero ha trasportato il piccolo in ospedale, nell'inutile tentativo di salvarlo: l'arresto cardiaco è arrivato poco dopo. Sarà l'autopsia a dire perché. Nell'attesa, la madre è stata iscritta nel registro degli indagati per omicidio colposo. Sul corpo del piccolo sarebbero stati riscontrati dei segni. Forse era malato. Non si sa se è morto di gelo, è certo che è morto al gelo. In un insediamento non regolare, ma tollerato. In questi luoghi che non dovrebbero esistere, sono ospitati anche altri rom di passaggio a Milano. È il caso della mamma del piccolo bosniaco, che arrivava da Roma per far visita al marito detenuto.
Alla Caritas calcolano che nei campi rom abusivi di Milano vivano tra le millecinquecento e le duemila persone. Il 50 per cento minori. Numeri impressionanti, se si immagina quante centinaia di bambini passano la notte in baracche improvvisate, praticamente senza tetto.
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