Le aziende: class action contro Passera e il Prof

Depositato al tribunale di Roma un atto di citazione sui ritardi dei rimborsi Iva. Una sorta di class action che inchioda lo Stato alle sue responsabilità

Le aziende: class action contro Passera e il Prof

Roma - Adesso è partita pure una denuncia con la richiesta di risarcimento danni contro la presidenza del Consiglio dei ministri e il ministero dello Sviluppo economico. Ieri è stato depositato al Tribunale di Roma un atto di citazione sulla vicenda dei ritardi sui rimborsi dell’Iva. Una sorta di class action che inchioda lo Stato alle sue responsabilità. Prima firmataria, la Inalpi di Moretta di Cuneo, azienda che opera nel settore caseario. A trascinare Monti e Passera in tribunale, l’Associazione Nord-Ovest 2020 che raggruppa numerose piccole e medie imprese. L’iniziativa sarà presentata ufficialmente alla stampa il prossimo 8 maggio a Parma ma il tam tam sta già avendo un grande successo. Sono tante le imprese che adesso rischiano grosso per l’inadempienza dello Stato. Una di queste è proprio la Inalpi di Ambrogio Invernizzi, presidente della società che produce burro, filanti per pizza, formaggini e formaggio fuso a fette. Un’azienda sana, sanissima. «Nel 2011 abbiamo fatturato 113 milioni di euro, contro i 69 del 2010 e i 27 del 2009 - ha dichiarato Invernizzi a Panorama Economy - Ma nonostante questo siamo penalizzati e abbiamo gravi problemi di liquidità per colpa dello Stato». I rimborsi dell’Iva non arrivano mai.
Inutile bussare agli uffici fiscali di Cuneo: «Dicono che i soldi da Roma non arrivano». Invernizzi spiega: «Compriamo la materia prima con un’aliquota del 10 per cento e poi rivendiamo il prodotto finito con una tassa del 4 per cento. Da qui il credito». Ma i soldi indietro non si vedono. Il patron dell’Inalpi ha pure scritto ai direttori di Equitalia di Cuneo, Torino e Roma lanciando il suo grido di dolore: «La mia azienda ha una situazione creditoria Iva dell’anno 2011 di oltre 5 milioni di euro, alla quale si aggiunge l’importo di circa 3 milioni di euro, relativo al primo trimestre del 2012». Una montagna di quattrini che però non arrivano. Quindi: «Saremo costretti a sospendere parte dei pagamenti ai creditori, incluse le forniture delle materie prime (circa 500 aziende agricole) e le prestazioni di lavoro dipendente». Da qui lo sfogo: «A che serve lavorare, impegnarsi, investire, se poi lo Stato non rispetta i diritti dei cittadini?». Non solo. L’effetto a cascata dell’inadempienza dello Stato è descritto così: «Questa situazione – scrive sempre Invernizzi a Equitalia - fra le altre favorisce l’acquisto di latte estero in regime di intra-stato, che comporta la compensazione immediata dell’Iva, danneggiando gli acquisti di latte italiano e le operazioni di esportazione».
Spostandosi ad Est la situazione non migliora. «Latterie vicentine» - crediti per circa 8 milioni di euro - è da mesi che grida allo scandalo: «Ci troviamo a fare noi da banche per lo Stato: è un’assurdità». Come si campa, quindi? Succede che l’azienda sia costretta a bussare alla porta delle banche che, tuttavia, prestano denaro a tassi di interessi molto alti. Altri costi per le ditte. Qualcuno urla, altri tacciono. Perché? «Quando alziamo la voce per le nostre richieste, ci mandano gli ispettori a fare le verifiche», ha detto Lorenzo Brugnera, presidente della Latteria Soligo, al Giornale di Vicenza. Lui attende il rimborso per quasi 5 milioni e mezzo di euro.
Non si piange solo sul latte.

La Almax di Scandicci (Firenze) produce borse e valigie e vanta crediti per 2,7 milioni di euro. A il Sole24 Ore lo sfogo: «Fino a un anno fa i rimborsi arrivavano entro 6 mesi – ha spiegato il titolare – ma ora siamo a 18 mesi e la situazione sta diventando esplosiva».

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