«Azzurri come il Paese: bravi ma non basta»

«Azzurri come il Paese: bravi ma non basta»

RomaIl Quirinale è diventata una seconda casa dello sport italiano. Basti pensare - lo ricorda sempre il numero uno del Coni Petrucci - a quante volte gli atleti sono stati ricevuti. E il presidente Napolitano è stato il primo tifoso della nostra Nazionale di calcio: l’ha seguita di persona nel debutto europeo a Danzica, l’ha seguita a distanza inviando anche una lettera, definita «commovente» da Prandelli, alla vigilia della finale. E ieri l’ha accolta sul Colle. «Avete fatto risultati straordinari, c’è tanta strada da fare, ci rivedremo», il primo messaggio nella Sala delle feste del capo dello Stato. Che ringrazia il ct di aver sciolto i dubbi sulla sua permanenza («guai se non l’avesse fatto, avrei protestato»), e sottolinea alla squadra come pur «non avendo mai giocato a calcio e non potendo valutare la fatica, ho colto la passione che vi ha guidati ed animati e il senso della Nazione che avete. È stato il più grande regalo che poteste farmi, siamo riconoscenti, non delusi».
Prandelli regala a Napolitano la medaglia d’argento ricevuta dalle mani di Platini, Pirlo e un Balotelli un po’ in disordine (Buffon gli sistema la cravatta, ndr) consegnano al capo dello Stato un gagliardetto e un pallone con tutte le firme azzurre dopo che il capitano azzurro ha passato in rassegna il gruppo dei 23. «Finalmente sento qualcuno che parla in modo propositivo, fa sempre piacere incontrare il presidente perchè è una persona intelligente e in giro se ne incontrano poche», così il portierone. Che si toglie un altro sassolino dalla scarpa: «In Italia c’è tanta miseria e non è solo economica...».
Fuori dal protocollo dell’udienza, il ct e Napolitano chiacchierano amabilmente nell’attiguo Salone degli specchi e Prandelli fa quasi un diario di viaggio al presidente. «Un tempo Danzica era caotica, oggi non è più così», racconta il selezionatore azzurro. E ancora: «Abbiamo gettato un seme, il calore della gente è stato incredibile, c’erano sempre tante persone ad aspettarci al nostro rientro dopo le partite e lo stesso è avvenuto dopo Kiev». Napolitano ascolta interessato: «Dopo quest’avventura parlerei di amarezza, non di delusione», dice al ct. Gli azzurri non si negano ai soliti cacciatori di foto e autografi, tra i più divertiti c’è Cassano. Insomma, nessun imbarazzo o formalismo, quasi che gli azzurri fossero davvero a casa loro.


Entusiasmo anche sul piazzale del Quirinale dove circa 300 persone hanno salutato il pullman che portava il gruppo all’hotel Parco dei Principi. Dove una cena conviviale (senza Cassano e Balotelli) ha concluso l’avventura di oltre un mese. Il lieto fine non c’è stato, ma Napolitano ha dato la carica in più per ripartire.

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