Roma - «Una cosa assurda». Il presidente di Confartigianato, Giorgio Merletti, non usa mezzi termini. La stangata del canone Rai per le aziende che usano il computer non gli è andata giù e la definisce «un balzello illegittimo».
Presidente Merletti, come si è scontrato con questa realtà?
«Mi è arrivata la lettera della Rai in azienda. Ne avevo sentito parlare dai colleghi imprenditori negli anni scorsi e mi sono interfacciato con la mia sede di Varese. La prassi è quella di non pagare: c'è troppa crisi per regalare 407 euro alla Rai, noi lavoriamo!».
La sua reazione qual è stata?
«Ho inviato una lettera al ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, ribadendo che con l'aggiunta all'elenco dei dispositivi soggetti al canone gli impianti di videosorveglianza si cerca di rastrellare risorse dagli imprenditori e che si tratta di un balzello illegittimo. Se non si scarica nulla o non ci si connette al sito Rai per vedere i programmi, perché si deve pagare?».
Ma nessuno in Confartigianato se n'è accorto prima?
«Siamo a conoscenza di alcuni casi, poi è chiaro che con l'esperienza diretta cambia anche la prospettiva. Il decreto Salva-Italia del 2011 e la circolare interpretativa dell'Agenzia delle entrate di inizio 2012 sugli abbonamenti speciali alla Rai hanno definito cosa debba intendersi per apparecchi adattabili alle radioaudizioni. Ma perché un imprenditore dovrebbe adattare uno strumento di lavoro? Con l'impianto di sorveglianza non guardiamo mica la tv? Di questo passo ci tasseranno la dinamo della bicicletta! Poi ci sarà chi ci casca e paga. E se non paga, arrivano le ganasce...».
Conosce qualche collega che è stato «ganasciato»?
«Che sappia no. Il mio parrucchiere ha ricevuto un sollecito. Aveva la radio, l'ha tolta».
Beh, 407,35 euro in questo periodo non sono uno scherzo.
«Non è poco. Pensano che la gente trovi i soldi per strada. Sono pagato per quello che faccio, non per quello che potrei fare. Quand'ero assessore nel mio Comune ho bloccato l'aumento indiscriminato della tassa sui rifiuti per i commercianti in base al principio che se si usufruisce di un servizio si paga. E invece si usa quell'arma per fare cassa...».
Nell'ambito di Rete imprese per l'Italia la questione degli abbonamenti speciali non è mai stata sollevata?
«Dal primo luglio sarò il presidente dell'organizzazione (che oltre a Confartigianato riunisce Confcommercio, Confesercenti, Cna e Casartigiani, ndr), ma è chiaro che molti argomenti sono passati in secondo piano tra il cambio di governo e un presidente del Consiglio che ci fa tribolare perché parla tanto e fa poco. Poi, bisogna sottolineare che molto spesso le altre confederazioni tendono a evitare le polemiche. La compensazione tra debiti e crediti con la Pubblica amministrazione, a furia di parlarne, è diventata una battaglia comune. Idem per il Sistri (tracciabilità dei rifiuti, ndr). Dal primo luglio cercherò di sensibilizzare tutti sulla questione Rai. Poi, se ci ascoltano, bene. Altrimenti faremo da soli...».
Eppure, il gettito fiscale prodotto dalle imprese è il secondo in Ue per incidenza sul totale delle entrate.
«E poi gli evasori siamo noi! E si meravigliano che le imprese si trasferiscano in Svizzera, mentre lo Stato non paga i debiti. Ha ragione Tajani a insistere sulla procedura d'infrazione ed è inutile che i politici italiani s'incazzino quando vengono richiamati dalla Commissione Ue. Sono 100 miliardi, sono i nostri soldi!».
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