Bancomat illimitato per venti senatori

Nel mirino di Bankitalia i continui prelievi di venti parlamentari dai conti di Lega, Udc e Pd. Ma i partiti: "È tutto in regola"

Bancomat illimitato per venti senatori

Roma - Una ventina di senatori, tra Udc, Pd e Lega (ma sono attese new entry). Il conto del loro gruppo al Se­nato usato come bancomat, a cui at­tingere con molta libertà. Le segna­lazioni­ partite della filiale Bnl di Pa­lazzo Madama verso Bankitalia, ob­bligatorie per la legge antiriciclag­gio, sarebbero una quarantina in tutto, come svela il Quotidiano na­zionale. Per il Pd sarebbero coinvol­ti alcuni senatori di area Margheri­ta, ma il Pd nega tutto e minaccia querele. Tutto regolare anche se­condo Udc e Lega. Dai rapporti pe­rò emergerebbero prelievi sul con­to Lega nord per circa 2mila euro settimanali da parte di quattro se­natori. Dal resoconto della Bnl, pre­sto all’attenzione della Guardia di Finanza, risulta che i fondi pubbli­ci destinati ai gruppi parlamentari, depositati in uno o più conti corren­te i­ntestati al partito presso il Sena­to, siano diventati di fatto, per alcu­ni senatori più introdotti nel mec­canismo, una riserva liquida da usare come stipendio extra.

In particolare ci sarebbe un sena­tore che ritira ogni mese 750 euro e li tiene per sé, come fosse il suo con­to corrente. Un altro, racconta inve­ce Qn, avrebbe delegato per il ritiro del cash un amico,noto come «spal­lone» (quelli che portano denaro in Svizzera). Altra pratica diffusa è quella di incassare assegni intesta­ti a se stessi, frazionando in più ope­razioni cifre anche considerevoli, attività di cui era esperto Lusi, ex te­soriere della Margherita e appunto senatore, presenza frequente agli sportelli della Bnl al Senato.

Il deposito di questo «banco­mat» dei gruppi parlamentari dei partiti, pagato dai cittadini, è enor­me. Per il 2011 il bilancio del Sena­to ha stanziato 37.600.000 euro co­me «Trasferimento ai gruppi parla­mentari». Che si compone di tre vo­ci diverse: 7.350.000 come «Contri­buto per il funzionamento dei grup­pi», 14.050.000 come «Contributo per il personale dei gruppi» e 16.200.000 come «Contributo per il supporto dell’attività dei senatori». Voci ge­neriche che non obbligano i partiti a spen­derli in qualche modo preciso, e infatti non lo fanno, regolan­dosi come cre­dono. Quelle somme sono gi­rate ai partiti in base alla loro composizione numerica, e dunque una stima ci dice che in un anno di legislatura ai senatori del Pdl spet­tano circa 15 milioni, a quelli del Pd 12 milioni, alla Lega al Senato 2,6 milioni, circa il doppio dell’Idv e poi gli altri partiti a scendere. A ge­stirli sono i capigruppo e i tesorieri del gruppo, a volte qualche altro se­natore. La legge non impone rendi­conti o bilanci, perciò i soldi prele­vati possono essere usati per moti­vi istituzionali (cene del gruppo o di rappresentanza, affitto di locali per attività politica) o personali, senza tante spiegazioni. Nella Le­ga, i buoni «Mediaworld» distribuiti come premio nello scorso Natale (otto da 250 euro l’uno, a testa) so­nostatiusatidaunasenatriceleghi­sta per comprarsi la lavatrice, altri hanno acquistato televisori e lava­stoviglie.

Evidentemente non per fi­nalità politiche.

In sostanza i capi dei gruppi par­lamentari possono gestire milioni di euro come vogliono, attribuirsi indennità aggiuntive, che di nor­ma vengono prelevate dal conto corrente e incassate cash , quindi extra fisco (su questo avrà qualco­sa da ridire il Nucleo di polizia tribu­taria della Gdf, a cui arriverà il rap­porto ora giunto a Bankitalia), rice­vere dal gruppo un bonifico mensi­le che copre le spese di affitto a Ro­ma, distribuire premi produttività ai propri senatori (sotto forma di buoni o di contante), pagare cene anche non di lavoro, tanto chi mai controlla (su questo punto il testo di riforma del finanziamento dei partiti non interviene affatto).

E lo stesso avviene alla Camera dei de­putati, dove il budget per il 2012 è di 36.100.000 euro. La Bnl è la stessa che offre ottime condizioni ai sena­tori che vogliano farsi un mutuo: tassi variabili dell’1,57%, tre punti in meno rispetto ai cittadini norma­li.

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