La battaglia sulla Rai infiamma i partiti E la Tarantola rischia

Bersani si fa dettare i nomi da Repubblica, l’Udc si fida di Monti. Ma l’ok alla nuova presidente non è più scontato

La battaglia sulla Rai infiamma i partiti E la Tarantola rischia

Roma - Dopo il blitz televisivo di Monti, salito a sorpresa sul cavallo di Viale Mazzini con l’indicazione anticipata di presidente e diretto­re generale («Un’iniziativa irritua­le, scavalca le regole dell’azienda» sussurra un consigliere Rai), i par­titi hanno un motivo in più per non mollare la presa sulle seggiole del Cda. Con l’attuale legge spetta infatti al Parlamento, e dunque ai partiti, nominare sette consiglieri di amministrazione su nove, e se qualcuno nelle segreterie pensa­va ad un passo indietro, lo sgam­bett­o improvviso di Monti ha riaz­zerato tutto rimettendo in campo i partiti.Che,in linea teorica,posso­no far saltare la presidenza decisa da Monti (Anna Maria Tarantola da Bankitalia), nomina che richie­de una maggioranza molto am­pia, di due terzi, in Vigilanza. I par­titi, poi, hanno già i loro candidati per il Cda, da far votare alla Vigilan­za riunita nell’ufficio di presiden­za da domani. Anche quelli che di­cono il contrario, come il Pd (Ber­sani: «Noi non nomineremo i no­stri») o Casini («Se Monti indica i nomi per il Cda, l’Udc non espri­merà candidature»), o che sembra­no disinteressarsi della spartizio­ne Rai, come la nuova Lega di Ma­roni. I padani hanno deciso il loro uomo per il Cda Rai, anzi la loro donna. Dopo la varesina Giovan­na Bianchi Clerici, che lascerà Via­le-Mazzini per l’authority per la Pri­vacy, in rampa è pronta la veneta Gloria Tessarolo, 32enne ex consi­gliere del Comune di Oderzo, nel Trevigiano di Luca Zaia (suo spon­sor), e soprattutto già nel Cda di Rai Cinema. L’Udc invece è pron­to a riconfermare il suo consiglie­re uscente De Laurentiis.

Ma le sorprese arriveranno so­prattutto in area Pd, partito che ha diritto a due caselle nel Cda. Si cer­cano nomi della «società civile», che però è soprattutto la società in­tellettuale - radical di area Repub­blica, o Libertà e Giustizia, l’asso­ciazione vicina all’editore di Re­pubblica Carlo De Benedetti, quel­la del Palasharp anti Berlusconi con Eco e Saviano. Ebbene, pro­prio da LeG verranno i probabili candidati Pd per la Rai. In primis la presidente di LeG, Sandra Bonsan­ti, ex firma della Repubblica di Eu­genio Scalfari. Altri nomi che si fan­no per la Rai, sempre quota Repub­blica , sono quelli di Valerio Onida, consigliere di presidenza di Liber­tà e giustizia, e Gustavo Zagrebel­sky (presidente emerito di LeG). La Repubblica scala la Rai? Non sa­rebbe una novità, visto che il presi­dente Rai ancora in carica, Paolo Garimberti, è proprio un giornali­sta di Repubblica .

Altro capitolo è quello del Pdl, che al momento esce perdente dal­la battaglia di Viale Mazzini. Perde­rà il direttore generale Lorenza Lei, malgrado la sua volontà di resi­stere (ha un faccia a faccia con Monti oggi) e le parole di appoggio di Alfano. E poi perde il consigliere di nomina del Tesoro, prima il tre­montiano Petroni, ora il montia­no Marco Pinto, «tagliatore di te­ste » senza targa partitica. Si ritro­verebbe quindi con tre consiglieri, tra cui l’attuale Antonio Verro,pro­babile riconfermato, e poi altri due, uno quota Fi e l’altro An.

Per la prima casella il nome è quello di Antonio Pilati, già consigliere Agcom, mentre per la quota An si confrontano due candidature: quella di Guido Paglia, attuale ca­po delle Relazioni esterne Rai, che gode di ampio appoggio dentro il Pdl, e poi l’ex direttore Affari lega­li, Rubens Esposito, sponsorizza­to invece da Alemanno e Gasparri.

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