Battiato l'assessore turista ha l'agenda piena di concerti

Il cantautore entrato nella squadra del governatore siciliano Crocetta ha davanti una tournée da 25 date in tutta Italia: "Non voglio avere a che fare con la politica"

Battiato l'assessore turista ha l'agenda piena di concerti

La Cultura? No, grazie, un impegno troppo gravoso. Meglio Turismo e Spettacolo. Anzi spettacoli, i suoi. Eh sì, perché di performance nei teatri di mezza Italia, da Bergamo a Livorno, da Torino a Napoli, Sicilia esclusa tranne la festa per l'elezione di Crocetta che lo vedrà oggi tra i protagonisti a piazza Politeama, a Palermo, Franco Battiato, in arte, da assessore, Franco e basta (parole sue, «non chiamatemi assessore, mi offende»), in agenda ne ha un bel po': 25 date, giusto di qui al 6 marzo, come si conviene a un grande cantautore che deve promuovere il suo nuovo album, Apriti sesamo. Insomma, già che stanno studiando quale delega dovranno cucirgli addosso - l'assessorato al Turismo e spettacolo non esiste, la Sicilia prevede una delega per Turismo, Sport e Spettacolo e un'altra per Beni culturali e Identità siciliana, entrambe troppo gravose per il cumulo di impegni dell'assessore, pardon, Franco - gli uffici regionali farebbero meglio a inventare di sana pianta una delega alle Tournée canore, che a Franco starebbe proprio a pennello.

Povera Patria, cantava lui. E forse povera Sicilia, sarebbe da aggiungere, visto che la pur lodevole frenesia di mettere in giunta gli intellettuali del neo governatore Rosario Crocetta si scontra con un calendario fittissimo di impegni che, Battiato l'ha messo in chiaro subito, il cantautore catanese non intende assolutamente annullare. «Scendo in campo volentieri – ha precisato – seppur parzialmente, perché non posso e non voglio cambiare mestiere. Non faccio politica e non voglio avere a che fare con i politici». E il calendario dei concerti, pubblicato sul suo sito, gli dà ragione. Novembre piuttosto tranquillo, dicembre un solo appuntamento, il 20, il Concerto di Natale ad Avezzano (L'Aquila), ma dal 19 gennaio è tour de force: si parte da Bergamo, poi Padova, Torino, Udine, Brescia, Livorno.

E via trotterellando per l'Italia sino al 6 marzo, a Como. «Mister Tamburino non ho voglia di scherzare», verrebbe da dirgli, con la sua Bandiera bianca, quando Battiato afferma che affronterà quest'impegno seriamente, come sempre. Nessun dubbio sulla serietà e sulle buone intenzioni, corredate dalla lodevole decisione di non percepire un euro per il suo incarico. Ma per le sedute di giunta, giusto per fare l'esempio più banale, come si organizzerà il non-assessore Franco, visto che per i prossimi quattro mesi sarà in tournée? Ai vituperati dirigenti regionali siciliani (ieri Crocetta ha annunciato lacrime e sangue di tagli) la soluzione dell'arcano: o gli cuciono addosso una delega light; o rispolverano un incarico per ora «congelato» che salverebbe capra e cavoli, quello di responsabile dell'ufficio Grandi eventi. Un'ipotesi smentita nei giorni scorsi, ma dell'assenza dell'assessore-cantautore si dovrà pur tener conto.

Eppure proprio il non-assessore Battiato è, insieme a Lucia Borsellino, uno dei pochi punti fermi della nuova giunta che Crocetta continua a non voler svelare. Anche ieri, giorno di insediamento con scambio di consegne e doni con Lombardo (l'uscente a lui l'orologio d'oro e diamanti regalatogli dal sultano dell'Oman, da Crocetta, che venderà il cadeau per devolvere i soldi in beneficenza, un libro di ricette siciliane) sulla giunta nessuna novità. «Non c'è fretta», dice Crocetta. E apre il libro dei sogni. Il governatore promette una Sicilia a sette stelle, annuncia pioggia di soldi per i Comuni (42 milioni di euro subito), un miliardo di euro di risparmi chiudendo 13 partecipate della Regione. E poi licenziamenti in massa di consulenti e dirigenti esterni (a cominciare dal piemontese Ludovico Albert), car sharing al posto delle auto blu, dieta degli organici, a cominciare dal suo staff. La parola d'ordine del governatore è «basta manciugghia» (magna magna, ndr).

Crocetta vorrebbe sentirla ripetere da un pappagallino ammaestrato, da portare a Palazzo d'Orleans, che sarà la sua residenza palermitana. E chissà che «basta manciugghia» non ispiri Franco, il non-assessore cantautore. In tempi di anti-casta, in fondo, sarebbe una hit.

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