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Il capriccio del senatore M5S: volare da "emiro"

Battista vuole viaggiare "Emirates" spendendo il doppio: "Perché i deputati sì e noi no?"

Il capriccio del senatore M5S: volare da "emiro"

«Ma c'è solo l'Alitalia? Non si può avere un volo Emirates? I deputati possono, perché noi senatori non possiamo scegliere la compagnia aerea?». Domanda legittima, che però ha lasciato di stucco le segretarie dell'ufficio Competenze del Senato. Perché quel viaggetto intercontinentale Roma-Tokyo con la Emirates, compagnia luxury degli Emirati Arabi rinomata per il comfort dei suoi voli, costerebbe quasi il doppio del biglietto Alitalia; 9.800 euro contro 5.500 euro. Ma soprattutto perché a chiedere di poter volare più comodamente sugli aerei vip degli emiri è stato un senatore del movimento anticasta e antisprechi Cinque stelle, il triestino Lorenzo Battista. Ovviamente, business class, ma solo «perché lo prescrive una regola, oltre le cinque ore di volo per noi senatori scatta automaticamente la business class. Anche perché poi arrivati lì abbiamo molti impegni, è meglio arrivare riposati». Così, anche se non sulle comode poltrone-sdraio della Emirates, sarà pur sempre in business class anche il biglietto di ripiego, quello con Alitalia, per la missione nipponica della «Delegazione parlamentare italiana presso l'Assemblea parlamentare della Nato» (obiettivo del viaggio a Tokyo: «Visita sul futuro della sicurezza e delle capacità di difesa») di cui è membro il grillino. Quanti onorevoli da imbarcare? «Di solito partono 3-4 parlamentari», ci spiega Battista, uno dei senatori in partenza per Tokyo. Che però, con quella richiesta, in realtà - spiega lui - ha voluto evidenziare una disparità di trattamento tra Senato e Camera e anzi, di più, un'altra sospetta fonte di sprechi in Parlamento: «Io non ho preteso un biglietto più costoso, ci mancherebbe. Anzi, quando mi hanno chiesto se potevo partire insieme agli altri senatori, col volo Alitalia che arriva a Tokyo alle 6 del mattino invece che al pomeriggio, e perciò costa 2mila euro in meno, io ho subito detto di sì, quindi...». Però, invece di accontentarsi del volo opzionato dagli uffici del Senato, il senatore grillino - unico a quanto ci risulti - ha chiesto il cambio con un'altra compagnia più costosa. E il Senato gli ha respinto la richiesta. «Ma ho soltanto chiesto se si poteva volare con Emirates visto che i colleghi della Camera lo fanno. E mi hanno detto che non si può. Noi senatori dobbiamo volare con la compagnia che ci trovano e non possiamo nemmeno cambiare tra andata e ritorno. E allora perché i deputati sì? E perché il Senato trova voli a prezzi così alti? Farò presente questa cosa ai questori del Senato, voglio capire bene il perché di queste differenze».

La domanda del senatore non è peregrina. Basta una ricerca sui siti internet per trovare tariffe molto più basse, rispetto a quelle acquistate dal Senato, per un Roma-Tokyo in quelle stesse date. «Ci mangia sopra qualcuno?», domanda Battista, non più in versione Fly Emirates ma di nuovo in quella di «cittadino portavoce» anti Casta. Anche se con Alitalia, e con gli orari brutti, la missione giapponese dei nostri parlamentari costerà comunque un bel po': circa 20mila euro solo di biglietti aerei (più la permanenza dal 28 ottobre al 1 novembre in Giappone). E non è certo l'unica missione della «Delegazione parlamentare Nato». Sono appena stati a Dubrovnic, per l'assemblea annuale, ma lì il volo è breve, anche se ci vanno più commissari (in tutto sono 18 senatori e deputati): «Io vado solo all'assemblea annuale - dice il leghista Bitonci - non faccio gli altri viaggi...» Che sono tantissimi. Solo tra ottobre e dicembre i deputati e senatori volanti della delegazione hanno in programma un viaggio in Georgia per «Monitoraggio delle elezioni», poi Israele, poi Ankara e Istanbul, poi il Giappone, poi il Kyrgyzstan, quindi una missione a Washington per partecipare al «Forum parlamentare transatlantico». Decine e decine di biglietti aerei, in business.

Ma, per i senatori, neppure su poltrone Emirates.

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