«Belsito eseguiva gli ordini C’era una rete consolidata»

È depresso e umiliato, si sente scaricato

«Belsito eseguiva gli ordini C’era una rete consolidata»

nostro inviato a Chiavari (Genova)

Sceglie il bar più famoso del centro. Perché Chiavari è un paese «e tutti devono sapere che cammino a testa alta, anche se mi guardano come un’appestata». La prima perquisizione, la Guardia di finanza l’ha fatta in casa sua. Perché Sabrina Dujany da anni collabora fianco a fianco con Francesco Belsito nel Tigullio. Lui segretario provinciale, lei factotum. C’è Umberto Bossi? Si va. C’è la campagna elettorale? Si fa. Esaminate le carte sequestrate, «solo verbali di riunioni e lettere di militanti» giura lei, è stata sentita come persona informata sui fatti.
E che fatti.
«Sa come si dice, no? In guerra si fanno molti morti e molti sono innocenti».
Sarebbe a dire?
«Si getta fango su tutti per coprire i veri responsabili».
Belsito nel fango ci si è messo da sé.
«Se davvero ha fatto le cose che dicono è chiaro che deve pagare».
Lei collaborava con lui. Avrà notato qualcosa, no?
«Non mi sono mai occupata della parte amministrativa. Lui aveva una segreteria a Roma e naturalmente a Milano».
Lei però era di casa in via Bellerio.
«Sono consulente aziendale: abbiamo organizzato qualche giornata sull’accesso ai fondi Ue per le imprese».
Vabbè, bella gente voi leghisti. Belsito finisce nei guai e improvvisamente nessuno collaborava con lui.
«Ah, no guardi! Lo so che chi tocca Belsito muore. Ma io non lo rinnego e se mi vogliono cacciare per questo facciano pure. Io più che di lui mi vergogno di chi ora passa dall’altra parte e gli getta fango addosso».
Il fango è emerso dalle sue telefonate, dai conti, dalle e mail con dominio in Honduras...
«Senta. Se il suo direttore le dice: “Vai a Chiavari e massacra la Dujany”, lei che fa?”»
Che faccio?
«Se rischia il posto, esegue gli ordini».
Quindi questa è la Norimberga della Lega?
«Certo non ha fatto da solo, né sua sponte. Se lei riceve un bonifico tutti i mesi e invece di restituirlo se lo tiene, che significa?».
Che significa?
«Non ha agito da solo. Hanno trovato il capro espiatorio. Ma c’era una rete. Un sistema consolidato».
Consolidato da quando?
«Non lo so. Io sono entrata in Lega con Belsito, ma ancora c’era il vecchio tesoriere, Maurizio Balocchi. Quando è morto è stato un colpo improvviso, non ce lo aspettavamo».
Belsito ha preso il suo posto, quando Balocchi è morto.
«Abbiamo rimesso in piedi una sezione che stava morendo con lui. Tutto qui. Sono stati anni entusiasmanti».
La pagava?
«Figurarsi. L’unico incarico che ha cercato di darmi è stato quello di segretario provinciale. Sono stata osteggiata, ed è finita lì».
Ha provato anche a darle la gestione di un noto locale della riviera.
«E allora? Se lavorare è diventato reato, basta che mi mantengano».
Ci manca solo lei, alla lista dei mantenuti.

Non è arrabbiata per i soldi spesi per la famiglia Bossi?
«Sono arrabbiata con la Lega. I militanti qui vogliono ripartire. Ma non so se sarò dei loro».
Ha sentito Belsito?
«Certo, per sapere come sta».
E come sta?
«Depresso e umiliato».
Si sente scaricato?
«Secondo lei?».

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