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Berlusconi azzera tutto e tutti "Ma dobbiamo stare uniti"

La svolta: qualcuno aspetta la decadenza per liberarsi di me. Alfano? Con lui tutto risolto, ha la mia stima

Berlusconi azzera tutto e tutti "Ma dobbiamo stare uniti"

P er quanto siano concilianti e suadenti toni e prese di posizione pubbliche, quella che si consuma nel Pdl è una rottura senza precedenti. Umana certo, ma anche e soprattutto politica se nella sua veste di segretario del partito Alfano decide di disertare l'Ufficio di presidenza convocato da Berlusconi. Un gesto forte, una presa di distanza non solo dalla decisione di traghettare il Pdl nella nuova Forza Italia ma pure dalla leadership berlusconiana che, di fatto, viene per la prima volta messa in discussione. Una rottura ancora più netta perché arriva dopo una notte e una giornata intera di trattative serrate, con Alfano e i ministri del Pdl che incontrano il Cavaliere per oltre due ore senza però riuscire a trovare la quadra.
Alla fine, dunque, Berlusconi tira dritto e va avanti lo stesso. Perché, spiega nel faccia a faccia con i cosiddetti governativi, «tornare a Forza Italia è la strada giusta ed è giusto che io riprenda tutto in mano». Fra un mese mi faranno decadere da senatore – dice l'ex premier – e «non ho intenzione di continuare a fare la vittima designata». Da leader di Forza Italia, insomma, il Cavaliere vuole rintuzzare quello che considera senza mezzi termini «una persecuzione giudiziaria». E quando qualcuno obietta che il passaggio in Forza Italia (nel cui Statuto non esiste la figura del segretario) sarebbe «uno sfregio» ad Alfano la risposta è tranchant: «Lo sfregio l'ho subito io il 2 ottobre». E visto che nel documento che voteremo nell'Ufficio di presidenza si confermerà la fiducia al governo – insiste il Cavaliere – questa rischia di diventare solo una questione di poltrone. Nel senso che il vicepremier e ministro dell'Interno Alfano finirebbe per perderebbe la carica di segretario.

Le argomentazioni dell'ex premier, però, non convincono i cosiddetti governativi. Alfano decide di non partecipare all'Ufficio di presidenza, con lui anche altri quattro aventi diritto: Schifani, Formigoni, Sacconi e Giovanardi. «Il tempo che ci separa al Consiglio nazionale – fa sapere il segretario del Pdl – consentirà a Berlusconi di lavorare per l'unità». La conta, insomma, dovrebbe avvenire l'8 dicembre in quello che sarebbe una sorta di congresso del partito e che dovrebbe formalizzare giuridicamente il passaggio a Forza Italia. Ma poiché sui circa 800 membri il Cavaliere ha decisamente la maggioranza, la sensazione dell'ex premier è che Alfano voglia «prendere tempo». Rimandano a quando sarà ormai imminente la mia decadenza da senatore e dunque sarò più debole, concorda Berlusconi a margine dell'Ufficio di presidenza con due deputati. Anche se, a dire il vero, difficilmente si potrà restare in questo stallo per un mese e mezzo, visto che è ormai chiaro a tutti che la rottura è nei fatti consumata. E infatti – al di là di quanto dice pubblicamente – l'ex premier sembra intenzionato ad anticipare di molto il Consiglio nazionale.

Anche il Cavaliere, però, risponde ad Alfano usando il guanto di velluto. «Gode della mia stima, con lui è tutto risolto e mi aspetto si continui a lavorare insieme», dice Berlusconi durante una conferenza stampa al termine dell'Ufficio di presidenza. Anche se dopo il ritorno a Forza Italia, spiega, «le cariche sono azzerate» e «in qualità di presidente sarò io a delegare responsabilità e funzioni».

Ma l'ex premier non vuole dare alcun pretesto di rottura ad Alfano. E ribadisce che l'appoggio al governo «non è in discussione». L'obiettivo è chiaro: se Alfano vuole dar vita a gruppi parlamentari autonomi non lo farà in nome della sopravvivenza dell'esecutivo. Poi, aggiunge, è chiaro che se il Pd voterà la decadenza sarà «molto difficile continuare a collaborare con chi si basa su una sentenza frutto di un disegno di certa magistratura per far decadere il leader di un partito alleato». Distanze siderali, insomma.

Come conferma il premier Letta quando si dice «tranquillo» perché «c'è una maggioranza senza il Cavaliere» e dal 2 ottobre «il mio interlocutore è Alfano».

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