Berlusconi spera nel rimpasto letale. Letale per Letta. Ormai le fucilate di Renzi sono quotidiane e comprensibili e la prima vittima è già stata fatta: con le dimissioni del viceministro all'Economia Stefano Fassina, Palazzo Chigi ha subito la prima scossa di terremoto. A quando la prossima? La preda vera, tuttavia, è il premier in persona.
Il Cavaliere, quindi, che verga una nota affettuosa per Bersani in cui augura «di tutto cuore che possa superare al più presto questo momento difficile» mandando «un abbraccio affettuoso ad un avversario leale», ragiona coi suoi che il governo ha le ore contate. Una nota positiva per l'ex premier. Le strategie di Berlusconi e Renzi, però, collimano solo fino a un certo punto. Il neo segretario Pd sa che deve muoversi e deve fare di tutto - e in fretta - per provocare la caduta di un governo che vivacchia e non può che vivacchiare anche nei prossimi mesi. Ma non sarà Renzi a staccare la spina. Intelligentemente spera di uccidere l'esecutivo senza lasciare le impronte digitali: meglio che a tirare il grilletto sia qualcun'altro. E chi se non Alfano? L'ipotesi rimpasto metterebbe il leader del Nuovo centrodestra all'angolo. Un eventuale ritocco della squadra di Palazzo Chigi vedrebbe Angelino fortemente ridimensionato e i cinque ministeri ora guidati dai suoi se li sognerebbe. Ecco che, quindi, Alfano potrebbe essere costretto a dire «non ci sto» e addio governo.
Fin qui le mosse di Renzi potrebbero far piacere a un Berlusconi che non vede l'ora di far saltare il «governo del presidente» a cui ha dato tanto ma da cui non ha ricevuto in cambio alcunché. Ecco perché, quindi, il Cavaliere tende la mano al neo segretario del Pd sulla legge elettorale, nella speranza che poi si compia il piano B. Manda avanti il plenipotenziario Verdini: trovare un accordo in fretta per dare a Napolitano tutti gli strumenti necessari per sciogliere le Camere e andare nuovamente alla conta in fretta. Urne a maggio, in concomitanza con le elezioni europee. Ma qui le strategie dei due potrebbero divergere. Il timore del Cavaliere è che Renzi riesca a chiudere il cerchio solo ed esclusivamente a suo vantaggio: ossia rottamare il governo Letta e prendere il suo posto a Palazzo Chigi senza passare dalle urne. Certo, è un azzardo; ma a quel punto il capo del Pd potrebbe pigiare sul tasto tanto caro al capo dello Stato: «L'Italia non può permettersi ancora una volta il voto con il rischio di avere un risultato incerto. Perciò, mi dia l'incarico e vedrà che riesco a trovare una maggioranza abbastanza ampia da reggere fino alla fine della legislatura». Insomma, un Renzi che taglia il traguardo (il suo) rottamando in un sol colpo Letta, la fetta di Pd che lo detesta, Alfano e i centrini alla Casini.
A quel punto sarà lui ad avere in mano il pallino; a dare le carte. Facile che vada ad Arcore, per lui sarebbe un «ritorno», a dire «facciamo un patto: facciamo le riforme insieme». Sarebbe una riedizione delle larghe intese con Renzi al comando. A quel punto starà al Cavaliere decidere: starci, riabilitandosi in qualche modo; oppure andare alla pugna elettorale. E qui subentrano i sondaggi, il partito, i club, la ricerca di un candidato premier forte in grado di duellare con Renzi.
E pure le alleanze: ecco perché Berlusconi, nell'ipotesi dello scontro finale, continua a lanciare l'esca ad Alfano: «Torna a casa Lassie» è il messaggio che parte dal Mattinale redatto dallo staff del capogruppo azzurro alla Camera, Renato Brunetta: gli alfaniani, si legge, «Sono soli, solissimi.
Senza popolo, senza Berlusconi. Sperduti, moschettieri nella tela del ragno. Alfa-lassie: non resta che una strada Angelino, non ci stancheremo mai di ripetertelo. Torna a casa, torna da chi ti rispetta e ti apprezza. Ripartire insieme è possibile».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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