La delusione c'è ed è tanta. Non solo perché Silvio Berlusconi è davvero convinto di aver fatto quanto in suo potere per tirare la volata a Forza Italia, ma pure perché ha la sensazione di essere stato «lasciato a fare la campagna elettorale praticamente da solo». È questo che dice a chi ha occasione di sentirlo al telefono, durante una giornata interminabile che si consuma in collegamento continuo con Roma. Da Arcore, infatti, l'ex premier si fa aggiornare ripetutamente da un Denis Verdini che a piazza San Lorenzo in Lucina ha già iniziato a buttare giù i diversi report sull'analisi del voto. Perché c'è da capire al più le ragioni profonde di un tracollo che così pesante davvero non se l'aspettava nessuno. Berlusconi ascolta, concorda sul fatto che i voti di Forza Italia sono finiti soprattutto nell'astensionismo e, di tanto in tanto, si sfoga. Si sente «offeso» da un risultato che considera «immeritato» perché, ripete, «ho fatto la campagna elettorale con l'handicap dei servizi sociali e con la sordina visto che ho dovuto tacermi sulla giustizia e sulla magistratura», pena il rischio della revoca dei benefici e del passaggio ai domiciliari. Ce l'ha con chi nel partito lo ha lasciato a «da solo», è deluso dai
Club che «non hanno portato un voto in più» e si lascia pure scappare qualche battuta su Giorgio Napolitano, reo di non avergli concesso la grazia. Il leader di Forza Italia prova a guardare il bicchiere mezzo pieno. E a fare la somma dei voti presi da Forza Italia, Ncd, Fratelli d'Italia e Lega si va ancora sopra quota 30%. La conferma che l'obiettivo non può che essere quello di riunire il centrodestra in vista delle prossime politiche. «È a qui che dobbiamo ricominciare», dice prima di scrivere di suo pugno una lettera agli elettori per il sito Forzaitalia.it. «Nella mia vita e in questi venti anni in politica - si legge nella chiusa - sono dovuto ripartire più volte dopo un risultato negativo. Garantisco che sarà così anche stavolta». L'ex premier, dunque, non ha intenzione di mollare. Ma, certo, non ha ancora ben chiaro da dove riprendere in mano il partito. Non è un caso che l'Ufficio di presidenza in programma domani alle 14.30 per analizzare rischi di essere rinviato alla prossima settimana, quando le acque si saranno calmate. Nel partito, infatti, di tensione ce n'è parecchia. Soprattutto dopo che Raffaele Fitto ha portato a casa oltre 284mila voti, diventando da ieri il «mister preferenze» azzurro. L'ex ministro vorrebbe infatti che già domani si ragionasse seriamente sul flop elettorale, analizzandone ragioni e ipotizzando rimedi. Mentre gli altri big del partito immaginano un percorso più prudente, tanto che ieri Verdini avrebbe telefonato a Fitto invitandolo alla prudenza. D'altra parte, Forza Italia è una vera e propria polveriera dalla Lombardia alla Sicilia e qualunque scossone potrebbe trasformarsi in un attimo in una vera e propria frana. Ed è per questo che l'ex Cavaliere vuole prendere tempo. Perché se non ha alcun dubbio sul fatto che si debba dare il via a un riavvicinamento con Ncd e Fdi per «ritrovare l'unità dei moderati», non ha invece ancora chiaro come mettere mano ad un partito sempre più diviso tra fazioni contrapposte.
Diverso, invece, l'approccio con Matteo Renzi.
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