Berlusconi lima il discorso di oggi proprio mentre l'ex delfino Alfano arringa i suoi. Lo descrivono «distaccato» rispetto alla zattera alfaniana del Nuovo centrodestra ma presissimo per quello che sarà il suo bagno di folla odierno. Appuntamento all'Auditorium della Conciliazione verso le 14,30. L'intervento introduttivo sarà tenuto da Marcello Fiori, ex braccio destro di Guido Bertolaso e responsabile nazionale dei nascenti «club Forza Silvio». Poi, i riflettori saranno esclusivamente per il Cavaliere: segno che Berlusconi punta molto sull'ala movimentista di Forza Italia, mantenendo ben saldo il ruolo di leader. Il suo discorso sarà un appello alla «partecipazione», una sorta di chiamata alle armi. I club cominciano a spuntare un po' dappertutto e ieri s'è avuta notizia del primo circolo nato in una fabbrica della Fiat, in provincia di Avellino. «È stato costituito da un gruppo di operai di Pratola Serra, tra i lavoratori simpatizzanti di Forza Italia», annuncia Renata Polverini. Dato fondamentale: oggi non si vedranno i parlamentari. Una scelta concordata per dare anche visivamente il messaggio: porte aperte alla società civile e ai non professionisti della politica.
L'ex premier cercherà di galvanizzare il suo esercito per l'ennesima battaglia. Un esercito fatto di gente giovane, preparata ma soprattutto fresca. Il Cavaliere vuole volti nuovi per bissare il miracolo del '94 ma senza rinunciare all'esperienza dei parlamentari rimasti a lui fedeli. Il suo entourage nega che Berlusconi possa, nel suo discorso, attaccare a testa bassa Napolitano. Sorvolerà, sebbene in privato i giudizi sul capo dello Stato siano tranchant. Quel che è certo, non sarà tenero sulla sinistra e sulla magistratura. D'altronde anche ieri, in collegamento telefonico a una convention di Forza Italia, Berlusconi ha ribadito: «L'Italia è un Paese in libertà condizionata; anzi, a democrazia dimezzata, in mano a giudici incontrollabili e irresponsabili perché non possono essere soggetti a sanzioni, visto che si giudicano da soli». La magistratura resta un tema caldo: «Fino a quando non sarà risolto il problema giustizia, sento la responsabilità di dover continuare; di dovere resistere». E ancora: «Questa prossima, sarà l'ultima chiamata per i moderati: tutti oggi devono sentire forte il bisogno, direi il dovere civile, di impegnarsi per combattere questo regime giudiziario che intacca la stessa democrazia». Quindi: «Riforma della giustizia e reintroduzione dell'articolo 68 della Costituzione sull'immunità parlamentare». Un Cavaliere agguerrito che sente vicina la fine del governo Letta, destinato a cadere magari per mano di Renzi. Tuttavia il nesso crisi di governo-elezioni non è scontato. Il pallino sarebbe in mano al capo dello Stato e la Consulta ha appena dichiarato illegittimo il Porcellum. Il Cavaliere lo sa bene tanto che, sempre intervenendo al telefono alla kermesse di FI, peraltro interrotta dall'incursione di Dudù nel salotto di Palazzo Grazioli, avverte: nuova legge elettorale ma poi subito alle urne.
«Dovremmo chiedere con forza a tutte le forze in Parlamento che si faccia un governo di scopo, che abbia come scopo soltanto quello di fare la nuova legge elettorale, magari mettendo insieme le elezioni europee con quelle nazionali». Insomma, un governo-anticamera che lavori soltanto a una nuova legge elettorale per poi andare al voto in primavera.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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