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Berlusconi fa saltare le primarie Pdl

Il segretario del Pdl fa dietrofront sulle consultazioni. Il 16 dicembre forse una convention per rilanciare il partito. Gli ex An in uscita: tra i colonnelli manca accordo sul lancio di una "cosa" di destra

Berlusconi fa saltare le primarie Pdl

Doveva essere il D-day, quello in cui Silvio Berlusconi annunciava in tv la sua ridiscesa in campo, e invece sarà il P-day, quello in cui si mette la parola fine sulle primarie del Pdl. Che da oggi sono definitivamente archiviate, al netto dell'ufficialità che racconta di un rinvio a data da destinarsi. Non è vero. Ed è questo il primo pegno che Angelino Alfano offre a un Cavaliere che le primarie non le ha mai volute e che tutto ha fatto pur di osteggiarle. Ecco perché, in ore che sono di trattative frenetiche, il segretario del Pdl decide di sacrificarle in nome di una ritrovata unità. Un gesto di apertura e disponibilità verso l'ex premier. Che pare apprezzare, anche se il tutto nella testa di Berlusconi doveva essere fatto in maniera più netta, magari con un comunicato di via dell'Umiltà. Invece - almeno ufficialmente - si gioca ancora con l'equivoco del rinvio.
Mentre a Roma si susseguono le riunioni nella sede del Pdl, il Cavaliere preferisce invece passare la sua giornata ad Arcore. Doveva scendere nella capitale ieri e invece non lo farà neanche oggi, perché significherebbe esporsi alle insistenze di chi continua a dirgli che la strada dello strappo è quella sbagliata. Così oggi sarà a Milanello, visto che i due faccia a faccia delle ultime settimane sembrano aver rimesso in sesto il suo Milan. Un cambio di programma che la dice lunga su quanto poco il Cavaliere sia appassionato ai destini del Pdl e di come continui a essere concentrato sul suo imminente ritorno in campo. In questo senso non è affatto un caso l'attenzione che sta riservando al Milan visto che l'ex premier ha sempre considerato legato l'andamento dei rossoneri con un buon risultato elettorale.
Nella sua testa, insomma, Berlusconi continua a considerare inevitabile un deciso cambio di rotta. Anche se la strada potrebbe non essere necessariamente quella di salutare il Pdl e lanciare Forza Italia 2.0. Già, perché quello a cui si sta lavorando in queste è lo spacchettamento tra l'aerea degli ex An e quella degli ex Forza Italia. Sarebbero i primi a prendere un'altra strada e a quel punto il Cavaliere si dedicherebbe a un profondo restyling del Pdl. Che cambierebbe nome e simbolo, con tanto di azzeramento di tutte le cariche. Il tutto da celebrarsi in una convention da tenere il 16 dicembre (sì, il giorno delle defunte primarie). Sarebbe questa la soluzione di compromesso cui si sta lavorando adesso, ma che per Berlusconi sarebbe accettabile solo a patto di un reset complessivo dei quadri dirigenti e dei futuri candidati da mettere in lista. Il Cavaliere e Alfano - che ieri si sono sentiti al telefono - potrebbero parlarne faccia a faccia già oggi pomeriggio o al più tardi domani.
Il problema è che questo schema funziona solo se davvero gli ex An abbandonano la nave e danno vita a una cosa di destra. Un punto su cui insistono Ignazio La Russa e Massimo Corsaro, mentre Altero Matteoli non sarebbe della partita. Indecisi, invece, Gianni Alemanno, Maurizio Gasparri e pure Giorgia Meloni che dopo lo strappo con i colonnelli certo non muore dalla voglia di ritrovarsi in una ridotta di destra. Di contro, c'è il rischio che restando a dispetto di tutto e tutti si arrivi allo scontro finale il giorno della stesura delle liste elettorali, con gli ex An che rischierebbe di prendere davvero pochissimi posti utili.
Già, perché di fondo lo schema che ora immagina il Cavaliere vede sì una lista ex Forza Italia e una ex An che corrono insieme ad altre due o tre liste più la Lega. Ma con la possibilità - se il risultato delle urne non consentisse di formare una maggioranza al Senato - di sostenere un eventuale Monti bis.

Anche se - questa è la vera incognita - tutto dipenderà dalla riforma della legge elettorale.

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