Roma - Fino ad ora ha preferito giocare di rimessa. E temporeggiare in attesa che il quadro fosse più chiaro e le decisioni da prendere meno complicate. Ed è sostanzialmente per questa ragione che da oltre un mese Silvio Berlusconi rinvia ogni decisione sulle nomine ai vertici della neo-rinata Forza Italia. Un po' perché delle incomprensioni ci sono, un po' perché buona parte del gruppo dirigente rischia di rimanere delusa. Nelle ultime ore però pare che il pressing di Denis Verdini abbia portato a qualche risultato e il Cavaliere si sarebbe impegnato a formalizzare «entro pochi giorni» la nomina dei nuovi coordinatori regionali. «Una cosa che non si può rimandare oltre, altrimenti rischiamo che sul territorio il Ncd ci faccia campagna acquisti sotto il naso», non ha smesso di ripetere in questi giorni Verdini. Anche se il nodo dell'Ufficio di presidenza resta comunque nel congelatore. Perché, ha spiegato il Cavaliere ad alcuni parlamentari durante la cena di mercoledì sera, «dopo che Renzi ha fatto una Direzione nazionale del Pd così giovane non possiamo mica presentarci con le stesse vecchie facce di sempre». Servono, insomma, nuovi innesti.
Ma al di là del fatto che l'ex premier acceleri o no sul fronte dell'organizzazione interna, il punto resta la sensazione che hanno in molti di un Berlusconi deciso in qualche modo a «rottamare» su tutti i fronti. Un'operazione che sarebbe iniziata dalla rottura con Angelino Alfano, visto che se è vero che il suo ex delfino lo riaccoglierebbe subito a casa è altrettanto sicuro che di molta altra gente è ben felice di non doverne più sentire parlare. Insomma, se nella scissione Alfano si è portato dietro un pezzo di quella nomenklatura che da tempo il Cavaliere non sopportava di vedere più in televisione, quella parte che è restata dovrà comunque fare i conti con i Club Forza Silvio, la struttura più movimentista (e soprattutto più giovane e con volti nuovi) a cui Berlusconi pare intenzionato a dare grande spazio.
Il tutto, è ovvio, senza mettere da parte il partito. Il clima a piazza San Lorenzo in Lucina, però, è piuttosto teso. Non solo per la prudenza di Berlusconi ma pure per quello che in molti considerano l'eccessivo attivismo di Renato Brunetta. Nel gruppo parlamentare della Camera sono in molti a lamentarsi e c'è stato molto rumore sul mancato rinnovo di quattro dipendenti il cui contratto è scaduto il 18 dicembre. Tagli in verità resisi necessari dal fatto che dopo al rottura con Alfano il budget di Forza Italia è stato ridimensionato a favore di Ncd.
Ma non si discute solo di questo se due giorni fa Verdini e Brunetta sono arrivati ad un passo dalle mani. La discussione - piuttosto accesa - era sulla riforma elettorale e le urla si sono sentite fin nel cortile interno della sede di piazza in Lucina con i due che sono stati fermati un attimo prima che si passasse dalle parole (già piuttosto colorite) ai fatti. Nello specifico, quel che non è andato giù a Verdini è il fatto che Brunetta abbia cercato di gestire in prima persona il confronto sulla legge elettorale, argomento di cui l'ex coordinatore del Pdl è da sempre uno dei maggiori esperti. Ed è lui che nelle ultime ore avrebbe cercato di convincere Berlusconi che il Mattarellum rischia di non funzionare con le tre maggiori forze che praticamente sono quasi equivalenti e visto che «in circa 100 dei 475 collegi uninominali la partita tra Pd, Forza Italia e M5S si giocherebbe al fotofinish».
Così, si è deciso che della trattativa si occuperà Verdini in prima battuta, supportato da Mariastella Gelmini (relatrice del provvedimento sulla legge elettorale), Francesco Paolo Sisto (presidente della commissione Affari costituzionali della Camera) e Donato Bruno.
In serata, durante un collegamento telefonico con la cena di Natale di Forza Italia a Milano, davanti a circa 800 persone Berlusconi ha detto che «l'Italia rischia di precipitare nel caos per la crisi, come dimostra anche la rivolta dei Forconi. Siamo tutti in campo - ha aggiunto l'ex premier - contro la sinistra che mi ha escluso dal Parlamento. Con Forza Italia riporteremo al voto gli italiani indecisi».
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