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Berlusconi impone la tregua ma chiama i suoi alla piazza

L'ex premier rassicura l'ala governativa del Pdl. Però non blocca il primo sit-in di solidarietà e protesta contro l'agguato dei pm: domani in serata ad Arcore

Berlusconi impone la tregua ma chiama i suoi alla piazza

Tutti d'accordo, almeno per ora. Già, perché la presa di posizione pubblica di Berlusconi – che venerdì ha confermato al Tg1 di voler tornare a Forza Italia – un risultato sembra per il momento averlo portato a casa, ricompattando un partito che fino a qualche ora fa era alle prese con un violento braccio di ferro tra falchi e colombe. Non che le tensioni siano sparite, certo. Ma il fatto che il Cavaliere abbia deciso di mettere nero su bianco il suo sostegno al governo ha in qualche modo calmato gli animi.

Nel Pdl, insomma, sono le ore della tregua berlusconiana. Con i cosiddetti governativi che gongolano mentre i falchi abbassano i toni in attesa di tempi migliori. Già, perché chi conosce bene Silvio Berlusconi sa che l'ex premier una decisione definitiva ancora non l'ha presa. Chi ha una certa confidenza con il leader del Pdl ricorda bene i tempi del governo di Mario Monti, delle mitiche primarie del centrodestra, dei falchi che affondavano colpi in ogni occasione con il Cavaliere che ne prendeva le distanze. E soprattutto ricordano come è poi finito il governo Monti. Insomma, al di là della pax berlusconiana ogni strada resta aperta.

Tanto che il Berlusconi «di governo» si guarda bene di respingere al mittente l'idea di una manifestazione davanti a Villa San Martino. L'appuntamento è per domani alle 18 ad Arcore per - scrive nella mail di convocazione il parlamentare del Pdl Palmieri - «manifestare il nostro affetto e sostegno a Silvio Berlusconi».

Ci saranno consiglieri provincia e regionali, deputati, senatori ed europarlamentari della Lombardia, tutti chiamati a sostenere il Cavaliere e tutti decisi a solidarizzare con lui dopo la condanna per il processo Ruby. Insomma, anche se non in maniera esplicita e dichiarata, quella di domani è di fatto una mobilitazione contro la magistratura di Milano e contro una sentenza che tanto è stata considerata sproporzionata nel Pdl da riuscire a ricompattare il partito intorno al suo leader.

Al di là delle tensioni tra governativi e antigovernativi, insomma, Berlusconi per quanto ribadisca di voler sostenere il governo non perde occasione per puntare il dito contro la «giustizia politicizzata». Per Giuliano Ferrara e la manifestazione organizzata a piazza Farnese ha avuto parole di elogio, ma è rimasto un po' deluso dalle scarse presenze. Ecco perché quando Mantovani ha ipotizzato un bis davanti ai cancelli di Villa San Martino non ci ha pensato neanche un attimo. Di più, visto che non è escluso che la nuova Forza Italia possa tornare in piazza sabato 6 luglio oppure il 13. Ipotesi su cui si sta ragionando, anche se al momento non c'è nulla di deciso: un po' perché per quanto Berlusconi sia deciso a tornare a Forza Italia chi si occupa del passaggio dal punto di vista legale continua a predicare cautela sulla tempistica; un po' perché luglio non è certo il mese giusto per chiamare a raccolta le masse.

A parte i dubbi sull'organizzazione e su eventuali manifestazioni di piazza, di certo c'è che per quanto teorizzi la cosiddetta pax berlusconiana il Cavaliere continua a guardare di buon grado un certo movimentismo. Nonostante la linea ufficiale sia quella delle colombe, infatti, non si tira indietro davanti all'ipotesi della piazza, soprattutto se destinata a prendere di mira la magistratura.

Ecco perché sono in molti a pensare che la linea del sostegno all'esecutivo di Letta non sia destinata a durare in eterno.

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