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Berlusconi inguaia il premier: «Sul nuovo Senato noi decisivi»

Il Cavaliere: così Renzi non potrà appuntarsi la medaglia delle riforme. Verdini: "Il patto regge, ma il testo verrà modificato"

Berlusconi inguaia il premier: «Sul nuovo Senato noi decisivi»

L' ha fatto per senso di responsabilità, certo. Ma anche per dimostrare a Matteo Renzi che Forza Italia resta determinante per la tenuta del governo, almeno in un passaggio fondamentale come le riforme costituzionali. Ecco perché in privato Silvio Berlusconi racconta di un premier che martedì sera l'avrebbe chiamato più d'una volta e che molto avrebbe insistito per portare a casa i voti azzurri evitando che l'esecutivo andasse sotto proprio su un suo testo. Una cosa che avrebbe potuto avere effetti devastanti.
È per questo che il Berlusconi che si presenta in conferenza stampa quando è ormai mezzogiorno passato pare davvero di buon umore. Perché, è il ragionamento che fa qualche ora prima con i suoi, «ora siamo noi a dettare le condizioni» e Forza Italia «è di nuovo al centro della scena». L'ex premier, inoltre, è «tornato ad avere un ruolo chiave» con Renzi costretto a chiedere «per favore» i suoi voti e, soprattutto, ha ottenuto i due risultati politici che gli interessavano. Il primo: che il testo sia comunque pesantemente modificato in quei punti che non convincono gli azzurri («fortemente emendato», per usare le parole di Paolo Romani), a partire dall'elezione diretta dei senatori. Il secondo: evitare che Renzi potesse «mettersi la medaglietta al petto» durante la campagna elettorale visto che il via libero alla riforma del Senato slitterà certamente a dopo il 25 maggio.

E quanto importante e delicata sia la partita in corso lo dimostra un Denis Verdini insolitamente ciarliero. Sempre molto schivo con i giornalisti, infatti, ieri si è presentato a sorpresa nel salone della conferenza stampa di piazza San Lorenzo in Lucina appena Berlusconi ha finito di parlare. E ha detto chiaro e tondo che «il patto con Renzi regge». Verdini prende invece le distanze dall'ordine del giorno di Roberto Calderoli («una sua iniziativa») e ribadisce che «il testo ora dovrà essere pesantemente modificato» come da colloqui tra i capigruppo Romani e Luigi Zanda. Nega, poi, che Renzi abbia minacciato di dimettersi se Forza Italia non avesse votato le riforme. «Con me - dice - non ha parlato né di crisi di governo né di dimissioni. Ma noi siamo opposizione, c'è poco da minacciarci...».

E proprio durante la conferenza stampa il leader di Forza Italia spiega la scelta di non far mancare i voti azzurri sulle riforme. «Ieri notte - dice - sono state fatte forti pressioni perché venisse votato il testo base sulla riforma del Senato». E «per non cadere nella situazione in cui si dicesse che Forza Italia interrompeva questa collaborazione abbiamo detto “va bene, che prima si voti un ordine del giorno e poi il testo base con il Pd”». Con due punti che Berlusconi definisce «cardine»: «Il Senato dovrà costare di meno; il Senato non dovrà dare la fiducia al governo e votare le leggi».

L'ex premier, poi, torna a parlare dell'eventualità di una discesa in campo di sua figlia Marina. Ribadisce che cercherà di dissuaderla ma non chiude all'ipotesi come faceva invece fino a qualche settimana fa. «Tutto quello che io riuscirò a fare per impedirle di scendere in politica per rispondere agli attacchi fatti a suo padre lo farò», si limita a dire. E aggiunge: «Marina ha un'energia straordinaria e lo si vede come guida le aziende ma io da padre non vedo come una cosa positiva l'ingresso in questa politica».

Un'eventualità che sembra invece prendere sempre più corpo. Berlusconi, infatti, pare sia davvero convinto che il prossimo anno si tornerà alle urne per le politiche.

E se davvero andassero così le cose, sarebbe decisivo trovare un candidato premier “spendibile” in una campagna elettorale certamente molto più dura e difficile di quella di questi giorni per le elezioni europee.

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