Con buona pace del cliché secondo cui Berlusconi sarebbe pronto a far saltare il banco domani o dei rumors ovattati del Quirinale che raccontano un Cavaliere convinto sostenitore del governo, la verità è che al momento di davvero deciso non c'è nulla. Ad oggi, infatti, l'ex premier sta ancora valutando tutte le opzioni sul tavolo: con un occhio alle sue vicissitudini giudiziarie, certo, ma con l'altro agli interventi economici che non arrivano, tanto che gli ultimi sondaggi della Ghisleri sono tutt'altro che confortanti.
Chi conosce bene Berlusconi e ha avuto occasione di parlarci nelle ultime ore, insomma, lo ha trovato «pronto ad ogni soluzione» ma «ancora indeciso sulla bontà dell'una o dell'altra strada». Un po' la stessa situazione che si creò con il governo Monti, quando dopo mesi di tensioni il casus belli ricorda un ex ministro arrivò d'improvviso con l'astensione del Pdl sul decreto sviluppo. E che il futuro sia per alcuni versi incerto - seppur con sfumature diverse e in maniera piuttosto soft il Cavaliere l'ha lasciato intendere anche a Napolitano durante il lungo colloquio che i due hanno avuto ieri al Quirinale.
Certo, l'ex premier ha ribadito che il sostegno al governo Letta non è in discussione e che le sue vicende giudiziarie non influiranno sull'esecutivo. Ma poi ha pure ripetuto al capo dello Stato come sia inconciliabile «il senso di responsabilità che sto dimostrando per il bene del Paese» con «il tentativo di eliminarmi per via giudiziaria che è in corso». Un clima che, insomma, che non ha nulla a che vedere con «la presunta pacificazione nazionale» di cui il Colle dovrebbe essere garante. Si tiene Berlusconi, perché potesse né direbbe d'ogni, convinto che proprio dal Quirinale siano mancate le garanzie promesse. Ma, per quanto consentito dal bon ton istituzionale, vuol mettere le cose in chiaro.
Sul fronte economico, poi, non nasconde la sua insoddisfazione ripetendo al capo dello Stato che il Pdl ha preso impegni chiari con dieci milioni di elettori. Un punto su cui insiste il Cavaliere, anche perché i sondaggi stanno punendo pesantemente il Pdl per il suo immobilismo. Numeri che l'ex premier fa anche nel pranzo ristretto a Palazzo Grazioli: da quando è nato il governo Letta la coalizione di centrodestra ha perso 6 punti come coalizione mentre il Pdl ne ha persi 4 come partito. Di più: è la quarta settimana di seguito che il Pdl è in discesa e per la prima volta è stato sorpassato dal Pd che è sopra dello 0,5. Un trend, quello registrato da Euromedia, decisamente critico.
Il Quirinale, insomma, ha ben chiaro il quadro all'interno del quale sta ragionando un Berlusconi che aspetta solo la decisione della Cassazione sul lodo Mondadori per schiarirsi le idee. Dopo quella e lo scontato via libera dell'inchiesta di Napoli su De Gregorio ogni scenario è possibile. Perché è il ragionamento che si fa non si capisce per quale ragione il Cavaliere dovrebbe da una parte star fermo a subire le bordate della magistratura e dall'altra sostenere un governo inerme perdendo consenso su consenso. Ragion per cui, è la convinzione del senatore Minzolini, «non ha senso restare in questa maggioranza».
D'altra parte, anche il decreto occupazione varato ieri dal governo insieme al rinvio dell'Iva non convincono il centrodestra. «Avevamo promesso misure choc spiega il presidente della commissione Finanze della Camera Capezzone ma questa non è neanche una tisana».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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