Il messaggio che Alfano recapita a Letta durante un pranzo lungo, franco e per alcuni versi anche teso è piuttosto chiaro. È il frutto delle riunioni e dei faccia a faccia avuti nelle ultime 24 ore a Palazzo Grazioli con un Berlusconi deciso a non concedere più nulla, perché - è il senso dei ragionamenti del Cavaliere - «dopo gli schiaffoni arrivati dalla magistratura e quelli che arriveranno lunedì con la sentenza Ruby» è chiaro che «non possiamo permetterci altre mortificazioni, a cominciare da quelli sono stati i due pilastri della nostra campagna elettorale». Il senso è chiaro: su Imu e Iva nessuno sconto e nessuna incertezza, per il Pdl sarà uno dei banchi di prova dell'esecutivo.
Concetto, questo, che Alfano ripete a un Letta che ha ben chiaro quanto la situazione sia delicata, tanto dal riconoscere pubblicamente la «correttezza» di Berlusconi dopo la decisione della Consulta. Una presa di posizione politica che serve a confermare che il Cavaliere ha pari dignità all'interno della maggioranza. Parole che l'ex premier incassa però senza troppo entusiasmo. «Mi pare davvero il minimo che poteva fare», si lascia sfuggire in privato, segno che la fiducia nei confronti di chi dovrebbe in qualche modo farsi garante della cosiddetta pacificazione - non solo Palazzo Chigi ma soprattutto il Quirinale - è ormai ai minimi storici.
In attesa del filotto processuale che lo aspetta per i prossimi giorni - lunedì sentenza Ruby, giovedì udienza preliminare del caso De Gregorio e inizio in Cassazione del lodo Mondadori - Berlusconi vuole quindi «vedere i fatti». Mi stanno schiacciando sul fronte giudiziario - ripete - e non mi farò mettere all'angolo anche su quello elettorale. Insomma, «abolizione dell'Imu e stop all'Iva sono un impegno preso con dieci milioni di elettori e non possiamo venir meno». Non è un caso che i big del Pdl abbiano iniziato ad alzare il tiro sul fronte economico, a partire dai cosiddetti falchi (dalla Santanché a Capezzone). Su questi due punti - è il messaggio di Alfano a Letta - non ci sono margini, sono il banco di prova del governo. Persino una colomba come il vicepremier, insomma, non ci gira troppo intorno.
D'altra parte, che Berlusconi sia sul piede di guerra è chiaro a tutti. È ben consapevole il Cavaliere che quella di staccare la spina è una via difficilmente percorribile e che non è affatto scontato porti poi alle urne. Però continua a non accantonarla se tra giovedì e venerdì si è trovato più volte a parlare di strategia elettorale. Con un'indicazione chiara ai suoi: bisogna essere più critici con Renzi che i sondaggi danno come personalità con il gradimento più alto, anche più di Napolitano. Dobbiamo iniziare a sottolineare i suoi errori e i suoi limiti - è stato il ragionamento - perché in un'eventuale campagna elettorale sarà lui il nostro competitor.
Nel Pdl, intanto, continuano i mal di pancia. I cosiddetti governativi si sono schierati in blocco con il Cavaliere e pure uno solitamente prudente come il ministro Quagliariello è arrivato a dire che si rischia che «la magistratura diventi un corpo estraneo dello Stato». Tra i falchi, però, si punta il dito sulla decisione della Consulta e sul fatto che non solo le colombe ma anche il Colle avevano assicurato sarebbe stata più favorevole. Uno scontro sotterraneo ma duro se c'è chi arriva a ipotizzare sia in corso una sorta di «Teatro Olimpico Unchained», una rivisitazione dell'appuntamento del dicembre scorso - con identico obiettivo - che tanto mandò in subbuglio il Pdl. Si vedrà.
Per ora il primo appuntamento in calendario è quello di martedì, quando si riunirà il gruppo parlamentare della Camera. L'intervento di Fitto - molto critico verso le colombe e il governo - non dovrebbe essere affatto noioso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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