La sfida chiave si gioca a Palazzo Madama ed è per questo che Silvio Berlusconi ha deciso di correre capolista in tutta Italia. Una strada che sulle prime sembrava impercorribile, visto che c'era la convinzione che la stessa persona non si potesse presentare in più di tre collegi (il Cavaliere a quel punto aveva ipotizzato Lombardia, Campania e Sicilia). Fatte le verifiche del caso, però, si è scoperto che la legge elettorale consente invece di presentarsi in tutte le circoscrizioni così come accade alla Camera e a quel punto l'ex premier non ha avuto dubbi: sarà il suo il primo nome in lista in tutti e venti i collegi senatoriali (uno per ogni regione).
Un modo per marcare il territorio sul campo di battaglia che deciderà le sorti delle prossime elezioni, visto che una vittoria del Pdl in alcune regioni chiave potrebbe portare a una sorta di pareggio al Senato. Anzi, il Cavaliere - come al solito forte del suo ottimismo - è addirittura convinto di poterla vincere la sfida per Palazzo Madama, ma è chiaro che visto lo svantaggio da cui partiva due settimane fa il Pdl anche solo la possibilità di potersela giocare è un successo.
Così, sono giorni che nelle riunioni di Palazzo Grazioli si studiano i numeri dei cosiddetti tre Ohio: Lombardia (che vale 49 senatori), Campania (29) e Sicilia (25). Vincere qui potrebbe risultare determinante, anche se Berlusconi è convinto si debba provare a giocarsela fino all'ultimo anche nel Lazio e in Puglia. Sul fronte Camera, invece, sarà Angelino Alfano a guidare le liste di tutti i 27 collegi.
Giornate scandite dalle liste elettorali, dunque. Con quelle di Veneto e Abruzzo che ieri sono state già ufficializzate, anche se sulle altre regioni molti restano i fronti aperti. I posti disponibili, infatti, non sono molti e oltre all'esigenza di riconfermare gli uscenti ci sarebbe l'intenzione di presentare qualche volto nuovo («l'auspicio è che venga valorizzato qualche nostro giovane», dice la coordinatrice di Giovane Italia Annagrazia Calabria).
Il Cavaliere, intanto, continua la sua campagna elettorale a tappeto con interviste (stasera sarà su Canale 5 a Italia domanda, dove mercoledì è andato ospite Pier Luigi Bersani) e una serie di spot di 30 secondi, un minuto e tre minuti (da utilizzare negli spazi autogestiti) che ha già registrato e rivisto ieri pomeriggio. Ai microfoni di Euronews, poi, torna ad attaccare la «magistratura italiana che è in parte politicizzata». «Ne ho la prova - aggiunge - visto che in Italia c'è un partito realizzato soltanto da pm». E che ha alla guida Antonio Ingroia, «un pubblico ministero che curava le indagini più delicate in Italia, quelle sui rapporti tra lo Stato e la mafia». Una magistratura che oggi sta «tentando la stessa cosa che fece nel '94» quando «sono stato mandato a casa con un vulnus di democrazia, con un avviso di garanzia perché accusato di corruzione per essere poi assolto con formula piena per non aver commesso il fatto». E ribadisce: «Oggi la Procura di Milano tenta la stessa cosa».
Berlusconi torna anche sulla polemica con Joseph Daul e sul rapporto tra Pdl e Ppe. Nessun problema, ripete. Perché, spiega, «sono diventato scomodo quando per difendere gli interessi del mio Paese sono stato un po' attaccato in Europa dove però non mi sento assolutamente isolato». Il problema, dice, è «certa stampa italiana» e l'effetto che induce, a cascata, sui giornali internazionali. «I media europei - attacca il Cavaliere - sono prevalentemente schierati a sinistra e c'è una catena di colleganza con alcuni giornali italiani come per esempio Repubblica.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.