Avrebbe voluto dire la sua. Puntare il dito contro Antonio Esposito sbattendogli in faccia quell'intervista al Mattino in cui il presidente della seconda sezione penale della Cassazione spiega e argomenta le ragioni della condanna a Silvio Berlusconi a motivazioni non ancora depositate. Una cosa «inaudita», secondo Silvio Berlusconi. Soprattutto perché, questo raccontano i rumors, in camera di consiglio sarebbe stato proprio Esposito a far sì che la Suprema Corte si pronunciasse contro il Cavaliere. Sarebbe stato il suo, insomma, il voto decisivo, anche perché del collegio giudicante era il presidente. Per questo l'ex premier si avventura in commenti piuttosto coloriti oltre a considerare l'intervista la «degna conclusione di un processo viziato alla nascita». «E poi venitemi a dire - dice a più di un interlocutore nel corso della giornata - che questa sentenza non era già scritta...».
Quale sia lo stato d'animo dell'inquilino di Palazzo Grazioli è piuttosto chiaro, tanto che dopo il primo affondo su Esposito di Luca D'Alessandro segue una valanga di parlamentari del Pdl. Il Cavaliere, invece, anche su consiglio dei suo legali Niccolò Ghedini e Franco Coppi sceglie il silenzio. E fa benissimo, perché in poche ore Esposito prima smentisce di aver detto le cose riportate su Il Mattino e poi si ritrova a sua volta smentito dalla registrazione dell'intervista messa online sul sito del quotidiano. Per la credibilità del presidente del collegio giudicante è un colpo devastante e non c'è dubbio che da tutta questa vicenda la sentenza ne esca decisamente indebolita. Lo sa anche il leader del Pdl che anche quando nel tardo pomeriggio lascia Palazzo Grazioli con destinazione Arcore si guarda bene dal dire una parola che sia una. Questa vicenda è il senso dei suoi ragionamenti si commenta da sola, così come si commenta da solo il magistrato che mi ha giudicato.
Basso profilo, dunque. E un occhio puntato al Quirinale, perché «anche il Colle non può non prendere atto di quanto accaduto». L'incredibile autogol di Esposito, insomma, secondo il leader del Pdl e molti dei suoi consiglieri può contribuire ad aprire uno spiraglio con Giorgio Napolitano. Che, non a caso, ieri ha smentito le ricostruzione di chi lo vedeva «indifferente» al problema aggiungendo di essere in «una fase di esame e riflessione». Ecco perché ancora una volta dal Pdl si levano solo dichiarazioni in difesa del capo dello Stato preso di mira da Beppe Grillo. Perché, è l'input arrivato da via del Plebiscito, bisogna tenere alta la tensione ma senza coinvolgere il Quirinale. Anche solo per non fornire pretesti nel caso in cui l'auspicato intervento del Colle non dovesse arrivare, come in cuor suo - magari solo per scaramanzia, ci mancherebbe - teme Berlusconi. D'altra parte, anche il Cavaliere sa bene che i più stretti consiglieri di Napolitano stanno rassicurando autorevoli esponenti del Pd escludendo interventi di qualsiasi tipo.
Quel che è certo è che la tregua durerà fino a fine settimana. Perché è vero che dal Quirinale si lascia intendere che la fase di «riflessione» potrebbe richiedere mesi, ma pare che Berlusconi voglia un segnale prima del 15 agosto. Ecco perché, nonostante la linea soft, a via dell'Umiltà si sta lavorando a un'altra manifestazione di piazza stile quella di domenica a via del Plebiscito, per non abbassare la guardia.
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