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Berlusconi rassicura il Pdl: presto farò la mossa decisiva

Il Cavaliere, ad Arcore con figli e legali, consulta falchi e colombe: sul piatto ci sono tutte le ipotesi. E aspetta un segnale dal Colle mentre le diplomazie lavorano col Pd

Berlusconi rassicura il Pdl: presto farò la mossa decisiva

Segna il passo il Cavaliere. E come un plotone che continua a marciare sul posto in attesa dell'alt o dell'ordine di riprendere l'avanzata, anche Silvio Berlusconi è incerto e per nulla deciso sul da farsi.

La giornata la passa ancora una volta chiuso ad Arcore, in compagnia dei figli e degli avvocati Niccolò Ghedini e Franco Coppi. E al telefono con Roma, spesso in vivavoce, ascolta prima le colombe e poi i falchi del suo partito: da una parte chi gli consiglia di mediare e trattare e tenere in vita il governo e dall'altra chi è convinto che ormai la strada sia segnata e che nessuno gli farà sconti (soprattutto il Quirinale) e che l'unica soluzione è far saltare il banco per andare ad elezioni e fare una grande campagna elettorale sulla giustizia.

Berlusconi lascia parlare e, spesso e volentieri, concorda con entrambe. D'altra parte, la partita è complicata e ogni soluzione si porta dietro pro e contro. Con una certezza: difficilmente la questione potrà essere risolta definitivamente, perché sul tavolo non c'è solo il voto sulla sua decadenza da senatore ma pure la riformulazione delle pene accessorie della Corte d'appello e, guardando ancora più avanti, gli altri processi che sono in piedi (tra cui quello Ruby già in appello). Insomma, difficile pensare ad una soluzione definitiva.

Ecco perché il Cavaliere temporeggia, perché pur essendo più tentato dallo strappo che dalla trattativa lascia che gli ambasciatori – con il Pd e con il Colle – facciano il loro lavoro. «Presidente, è arrivato il momento di prendere una decisione», lo invitava ieri più di un interlocutore. Ma Berlusconi continua a frenare, ad evitare lo show down. E il massimo che gli riescono a strappare i colonnelli del Pdl che hanno occasione di sentirlo al telefono è la promessa che «entro pochi giorni scioglierà gli indugi». Per il momento, però, continua ad «aspettare un segnale», in particolare dal Colle. Un attesa che non dovrebbe durare più di qualche giorno, al massimo fino a quando la prossima settimana la Giunta per le elezioni del Senato si pronuncerà sulla relazione del senatore Andrea Augello. Allora, se il voto fosse compatto e contrario come probabilmente sarà, si dovranno tirare le somme. E decidere il da farsi.

Sul tavolo ci sono ancora tutte le ipotesi, come quella di staccare la spina al governo (perché in effetti sarebbe insostenibile restare nella stessa maggioranza con chi ti ha appena fatto decadere da senatore con un voto dell'aula) e sperare in elezioni anticipate con una campagna elettorale incentrata sulla giustizia. Sarà un caso, ma ieri nella nuova sede del partito in piazza in Lucina hanno iniziato a sventolare dai balconi (anche sul lato via del Corso) le bandiere di Forza Italia. Resta in piedi, però, anche la trattativa per una soluzione meno dura. Che magari potrebbe passare per la grazia o per un Berlusconi che decide di dimettersi prima del voto dell'aula così dal disinnescare la miccia.

A quel punto, il Cavaliere resterebbe sulla scena come leader del centrodestra alla Beppe Grillo, guiderebbe cioè il partito da fuori il Parlamento. Più probabilmente affidato ai servizi sociali più che agli arresti domiciliari. Sembra che l'ex premier propenda infatti più per la prima soluzione, che gli permetterebbe anche di avere una certa «agibilità politica».

Se invece la scelta dovesse alla fine cadere sui domiciliari con ogni probabilità chiederebbe di trascorrerli ad Arcore.

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