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Berlusconi resta in trincea: spariglia su Europa e fisco e sposa la linea dei falchi

Il Cavaliere insegue il grillismo e strizza l’occhio alla Lega. Poi esclude una ricandidatura ma avverte: "Farò l’allenatore"

Berlusconi resta in trincea: spariglia su Europa e fisco e sposa la linea dei falchi

Roma - E pensare che Berlusconi era partito in sordina, al punto che in platea qualcuno aveva già iniziato a sbadigliare pensando di doversi sorbire il solito discorso sul senso di «responsabilità» dimostrato quando si è ceduto il passo a Monti con annessi e connessi «ippopotami». Invece il Cavaliere la stoccata la tira giù. Ed è poderosa sotto tutti i punti di vista. Non solo per la richiesta al premier di fare «pressione» sulla Bce affinché diventi prestatore di ultima istanza o per la «pazza idea» che l’Italia possa decidere di stampare moneta da sola, quanto perché di fatto Berlusconi decide di sposare in toto quella linea dura che per nulla piace a quasi tutta la dirigenza di via dell’Umiltà. La linea dei cosiddetti «falchi», gli stessi da cui in privato il Cavaliere continua a prendere le distanze per cercare di placare l’insofferenza di chi teorizza la necessità di un atteggiamento più «responsabile» e che permetta un dialogo con Casini e Montezemolo così da arrivare alla tanto agognata aggregazione dei moderati.
Berlusconi è decisamente su tutt’altre posizioni. E quando interviene a Montecitorio davanti alla platea (un po’ sguarnita) di deputati, senatori ed europarlamentari lascia pochi dubbi su quale sia la sua linea. Che da una parte guarda al movimentismo di Beppe Grillo e dall’altra strizza l’occhio alla Lega. Con buona pace di Alfano e della maggior parte dello stato maggiore di via dell’Umiltà che vorrebbe più prudenza. «Ha sparigliato», spiega Bonaiuti, e «ha fatto bene perché l’attenzione della gente è tutta sulla crisi e sulle tasse». Non a caso, a conferma che quella del Cavaliere è una scelta studiata, a Milano ci pensa la Santanché a presentarsi in conferenza stampa per invitare gli italiani a «non pagare la prima rata dell’Imu». Il fuoco del Pdl in materia di economia, insomma, è non solo univoco ma pure coordinato.
E a guidare la contraerea, ancora una volta e al di là delle dichiarazioni pubbliche, c’è sempre il Cavaliere. Che resta a tutti gli effetti in campo se si limita a dire di non volersi candidare a Palazzo Chigi o al Quirinale ma di voler fare «l’allenatore». Che, si badi bene, è cosa ben diversa dal «padre nobile». D’altra parte, che Berlusconi tema che il Pdl non sia in grado di camminare con le sue gambe non è certo un mistero.
Per le cosiddette colombe, dunque, una brutta giornata visto che in pochi minuti Berlusconi sortisce l’effetto di «rottamare» la loro linea. Lo si capisce dalle facce di chi lascia Montecitorio a fine riunione, da Lupi che va via prima che parli il Cavaliere, dalla Gelmini che preferisce le ultime file e si guarda bene dal far commenti o da Frattini che neanche si presenta. Per non parlare di un Alfano che in molti raccontano nero.
Ma di «rottamato» - o almeno il tentativo è questo - ci sono anche i cosiddetti «formattori» del Pdl, la fronda di giovani movimentisti che in queste ultime settimane si sono fatti piuttosto sentire. Che il clima nei loro confronti sia piuttosto teso a via dell’Umiltà lo si capisce fin dall’inizio: quando uno di loro viene scambiato per quell’Andrea Di Sorte che intervistato dal Messaggero aveva definito Berlusconi «il passato» e «non più indispensabile» la reazione non è per nulla cortese e c’è chi lo mette alla porta senza troppi giri di parole. Alta tensione, dunque. Fin troppo, se un gruppetto di giovani che su Twitter dice la sua riesce a mettere in agitazione mezzo partito. L’argomento lo toccano in tanti, con Cicchitto che è quello decisamente più esaustivo: «Si può essere bravi a 60 o 70 anni e coglioni a 20 o a 30». Per dirla con Gasparri, insomma, bisogna «rinnovare senza smania di nuovismo». Il carico da novanta, però, ce lo mette Berlusconi che li definisce «otto ragazzotti». «I giovani sono le braccia che impugnano le lance - spiega - mentre i vecchi sono la saggezza che li guida». Come dire che da soli non vanno da nessuna parte. «Vanno accompagnati nel rinnovamento e quindi tutti noi siamo necessari», aggiunge il Cavaliere.
Un Berlusconi, quello di ieri, che in qualche modo traccia un solco. La presa di distanza dal governo e la tentazione delle mani libere, infatti, è grande.

Tanto se pure uno solitamente prudente come Cicchitto arriva a dire che «o emerge in tempi rapidi la possibilità di realizzare con l’Udc e Montezemolo una grande coalizione di centrodestra oppure non ci resta altro che interrompere il nostro appoggio al governo Monti». Quel che non si può fare è «rimanere a lungo a metà del guado».

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