Chiudendo ieri a Sanremo «Controcorrente», la sei giorni di dibattiti organizzata dal Giornale, il segretario del Pdl Angelino Alfano ha sbarrato le porte a chi immagina che gli effetti della sentenza Mediaset, qualunque siano, metteranno Silvio Berlusconi fuori dalla politica. Non tutte le libertà sono comprimibili per legge o con l'uso della forza. E non lo è certo quella di continuare a essere il leader del più grande partito italiano. Si metta quindi il cuore in pace il giovane Renzi, che sempre ieri e da Porta a Porta ha parlato per Berlusconi di «game over», fine dei giochi. Chissà perché - lo ha ricordato anche Alfano - quando uno di sinistra intravede la possibilità di diventare il capo del Pd assume il ruolo del carnefice di Berlusconi, del servo stupido dei magistrati, del giustizialista a oltranza. Altro che «battere Berlusconi per via elettorale», come Renzi sosteneva fino a poche settimane fa per smarcarsi dalla marmaglia di sinistra e ingraziarsi gli indecisi di centrodestra. L'idea di confrontarsi nell'urna con il giaguaro di bersaniana memoria fa paura anche a Renzi, quindi meglio che i magistrati e i comunisti risolvano la questione in altro modo.
Renzi rischia di fare così la stessa fine dei suoi predecessori, che da Occhetto in poi si sono concentrati su come togliere di mezzo Berlusconi invece che sui problemi degli italiani. Il risultato è noto: ben sei presunti leader, l'ultimo è Bersani, ci hanno lasciato la pelle e sono ancora lí che si leccano le ferite. Altro che «game over», ho l'impressione che il Pdl, o meglio Forza Italia, stia per lanciare un «new game» che vedrà ancora protagonista un Berlusconi in versione inedita e al momento sconosciuta. All'uomo non manca certo la fantasia spiazzante e, da quello che ho capito in questi sei giorni di dibattiti affollati di gente, neppure il consenso degli elettori. Da Arcore, dove Berlusconi si è autorecluso, filtra la notizia che l'annuncio della nuova strategia è questione di ore. Sono curioso di capire e soprattutto ormai insofferente a questi balletti romani dentro i palazzi, palcoscenici di momentanea e vana gloria per figure di terzo e quart'ordine della politica.
Si atteggiano a custodi della democrazia, scrittori di una memorabile e definitiva pagina di storia. In realtà sono figuranti di una commedia scritta da altri che in ogni caso non avrà il successo sperato e che passerà al massimo alla cronaca come fatto di avanspettacolo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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