Berlusconi rifiuta il bavaglio: "Chiederà i servizi sociali"

Il leader di Forza Italia non vuole essere costretto al silenzio in una fase cruciale per il futuro del partito. Il sondaggio: il Cav da solo vale il 18%

Berlusconi rifiuta il bavaglio: "Chiederà i servizi sociali"

Berlusconi rifiuta il bavaglio. Così, dopo aver attentamente valutato assieme ai suoi avvocati le due ipotesi, affidamento in prova ai servizi sociali o arresti domiciliari, opta per la prima. La decisione viene resa esplicita da Franco Coppi, uno dei suoi legali: «La prossima settimana presenteremo a Milano la richiesta di affidamento ai servizi sociali». La deadline è il 15 ottobre è non è dato sapere se la «rieducazione» avverrà a Milano o a Roma, dove l'ex premier ha spostato la residenza. L'orientamento a escludere i domiciliari è dettato dall'esigenza di evitare che lo rendano muto. Il Cavaliere sarà dimezzato ma in campo. E agli arresti domiciliari non avrebbe potuto vedere nessuno al di fuori dei residenti, figli inclusi, se non previo nulla osta dei magistrati. Meglio i servizi sociali che gli garantirebbero pure una ribalta mediatica. Non solo. Viste le condizioni del Pdl, Berlusconi vuole restare operativo per dirimere la fase cruciale che sta vivendo il partito.

Sul lato Pdl, Berlusconi sfoglia gli ultimi sondaggi commissionati all'esperta Alessandra Ghisleri. Euromedia research fotografa bene quello che ha in testa il Cavaliere: non conviene a nessuno dividersi. Né ai «lealisti» né ai «governativi». Le ultime rilevazioni dicono che il nome di Berlusconi vale, da solo, il 16-18% dei voti. Tantissimo ma troppo poco. Non solo: la scelta di votare la fiducia al governo, linea degli alfaniani, ha fatto salire il Pdl al 25-27%, per un totale, per il centrodestra, di 33-35%. L'elettorato del Pd, invece, soffre per non essere riuscito a sbarazzarsi definitivamente del nemico numero 1. E questo pesa sul partito, sceso al 24% a tutto vantaggio dell'M5S. Motivo in più per scongiurare divisioni e rese dei conti. Così il Cavaliere sembra fare propria la vecchia massima dell'ex parlamentare pidiellino Marcello De Angelis: «In politica, due più due può fare sei; ma quattro diviso due fa sempre uno». Tradotto: siamo più forti se stiamo insieme.

Sì ma a che prezzo? Berlusconi sa quali sono le richieste degli alfanidi: le chiavi del Pdl con il conseguente ridimensionamento dei falchi. Il Cavaliere sarebbe orientato a rivedere i rapporti di forza all'interno di Forza Italia secondo lo schema «riorganizzazione sì, decapitazione no». In mano ha una coperta troppo corta: se concede troppo ai governativi, scontenta la maggioranza del partito che peraltro s'è sempre dimostrata lealissima; se concede troppo poco rischia di acuire lo strappo dei «diversamente berlusconiani». Serve cautela. E così, ieri, Berlusconi tiene le bocce ferme e decide di non decidere. La questione è delicata e non bisogna fare mosse azzardate anche se sa che un chiarimento ci dovrà essere.

Particolarmente delicato il nodo Brunetta, attuale capogruppo pidiellino.

Gli alfanidi hanno chiesto la sua testa ma il Cavaliere è restio ad offrirla. Anche perché Berlusconi è intenzionato a non indietreggiare di un metro sulla politica fiscale ed economica. «Serve una sentinella forte sulle tasse e non possiamo appiattirci troppo sul governo», ripete.

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