Berlusconi sente aria di crisi: pronto per il duello elettorale

Il Cav non vuole arretrare sulla manovra e detta la linea ai fedelissimi: alziamo la voce, prepariamo una nuova battaglia antitasse. L'ultimo invito ad Alfano

Silvio Berlusconi all'inaugurazione della nuova sede di Forza Italia
Silvio Berlusconi all'inaugurazione della nuova sede di Forza Italia

«Io non voglio rompere, dobbiamo stare uniti», ripete un Berlusconi che però la rottura la mette in conto eccome. Ma ora non dipende da lui. Ha dettato le sue condizioni ed è Angelino a dover decidere in un drammatico «O con lui o contro di lui». E Alfano tentenna. Il Cavaliere gliel'ha detto grosso modo così: affrancati dai tuoi falchi, lascia chi mi vede o mi vuole già morto, torna a casa. Berlusconi, mentre considera ministri, i Formigoni, i Giovanardi e schegge di Pdl quasi ostili, lavora per riportare nell'ovile il suo figlioccio: «Non possiamo dividerci», ripete sia al vicepremier sia ai lealisti.
Il Cavaliere fotografa la situazione sui numeri che dovrebbero emergere al Consiglio nazionale: dal 75 all'80% del partito è con lui. Gli altri stanno con Alfano. I quali, in Senato, oggi hanno un peso specifico maggiore, potendo creare una stampella al governo come poteva accadere il 2 ottobre. Tra i 90 senatori, gli alfaniani sono una ventina. Di questi, 10 sono falchi e quasi avversari del Cavaliere visto che, col voto segreto, sarebbero pure disposti a impallinarlo votando sì alla decadenza. Altri quindici vivono una vera e propria crisi di coscienza e non sanno con chi stare. Occorre agire. E Berlusconi agisce, accelera, decide. E stravolge l'agenda, consigliato da Raffaele Fitto, Saverio Romano, Mariastella Gelmini, Mara Carfagna (le ex ministre in visita a Grazioli proprio ieri, ndr), cui si aggiunge Paolo Romani. Nel disegno dei governisti, la scaletta doveva essere la seguente: via libera alla legge di Stabilità così da blindare il governo; voto sulla decadenza con relativo più o meno ipocrita grido di dolore; Consiglio nazionale con un Berlusconi già decaduto e ai margini della vita politica del Paese. Invece, dando ascolto ai lealisti, Berlusconi spariglia e inverte l'ordine dello schema: Consiglio nazionale subito per avere un mandato forte dal partito; legge di Stabilità, fissando paletti rigidi sul fronte tasse; partita (che Berlusconi dà già per persa) sulla decadenza. È un Berlusconi che non molla e non vuole mollare sul fisco: «O si cambia la legge di stabilità o non la votiamo», ripete anche ad Alfano. E tira aria di crisi. Basta una decina di giorni per capire se in commissione ci sono margini di manovra sul provvedimento. Se sarà sbarramento, Letta rischia. Premier e vicepremier sono avvisati.
Ed è proprio per questa eventualità che il Cavaliere di fatto apre una sorta di campagna elettorale e catechizza i suoi: «Datevi da fare sul territorio; aprite i club, facciamoci sentire; date voce al movimento; infondete entusiasmo per la nuova Forza Italia». Vuole «movimentismo e passione», alla ricerca dello spirito del '94 per una «nuova battaglia antitasse». Insomma, Berlusconi è pronto all'ennesimo duello elettorale. Tanto pronto che, voci che non trovano conferme, danno il Cavaliere già in contatto con i direttori di testate giornalistiche e televisive per far sentire la propria voce. In arrivo un'altra maratona tv?
Per ora nulla è deciso. Si vedrà. Anche perché, se tutto dovesse precipitare - o sulla decadenza o sulla legge di Stabilità - non è affatto scontato che il Colle sciolga le Camere. In quel caso, la battaglia continuerebbe. I lealisti gliel'hanno detto chiaro: «Non ti molliamo per coerenza e lealtà.

Sei la nostra storia e noi non siamo i seguaci del capo dei criminali. E siamo pronti a richiamare centinaia di migliaia di persone in piazza per difendere te e i diritti della democrazia». Musica per le orecchie del Cavaliere che può riprendere l'aereo e tornare ad Arcore. Da Marina.

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