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Berlusconi si difende in tv. E il popolo degli anti Cav grida al conflitto d'interessi

Su Canale 5 uno speciale sulle vicende giudiziarie di Berlusconi. Fiocca la polemica: gli anti Cav ne approfittano per chiedere l'ineleggibilità dell'ex premier

Berlusconi si difende in tv. E il popolo degli anti Cav grida al conflitto d'interessi

Una trasmissione nata per far chiarezza sulle vicende giudiziarie di Silvio Berlusconi non poteva certo passare inosservata. Soprattutto ai tanti che ne fanno un baluardo per chiedere una legge ad personam (stavolta non a favore, ma contro) che sancisca l'ineleggibilità del Cavaliere.

Così, mentre su Canale 5 andava in onda lo speciale La guerra dei 20 anni. Ruby ultimo atto, web e anti Cav si scatenavano, tra battute e attacchi. sul caso Ruby, Berlusconi ha detto la sua, ribadendo di non sapere che la ragazza era minorenne e di essere stato fermamente convinto che fosse la nipote di Mubarak, il quale aveva persino confermato di "conoscere bene la persona che la ragazza ci aveva indicato, facendoci vedere anche il video, come sua madre". Ed è quindi, come ha ripetuto più volte l’ex premier, "per evitare incidenti diplomatici" che telefonò in questura quando la giovane marocchina venne trattenuta per via di un furto e poi rilasciata e affidata all’ex consigliere regionale Nicole Minetti.

Ma la polemica divampa, tira in mezzo anche il conflitto di interessi e finisce anche sui media. "C'è poco da scherzare sul format di Canale 5, un ibrido tra un giorno in pretura, una versione made in Arcore di Report e una versione soap della Piccola fiammiferaia dove una povera ragazza marocchina che non induce nessun sentimento diverso dalla commiserazione, dice Berusconi, racconta una storia terribile mostrando cicatrici sul suo corpo e chiede 57 mila euro per aprire un centro estetico in via della Spiga", scrive su Repubblica Concita De Gregorio. "L'apologia dell'imputato va in onda sulla tv dell'imputato"twitta Beppe Severgnini. "Ecco il grande inganno del programma di Canale 5, degno di entrare nei manuali di storia di giornalismo", tuona Il Fatto Quotidiano, "Sarebbe bastata una scelta delle foto delle ragazze del bunga-bunga per far capire agli spettatori di che cosa si stesse parlando. Invece niente.

Una poderosa, quanto faticosa macchina della disinformazione".

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