Berlusconi snobba le critiche: decido io

L'ex premier zittisce chi nel partito dubita sulla sua candidatura: "Farò quello che serve per prendere più voti"

RomaSono i dettagli a fare la differenza. Nel caso specifico il fatto che, ormai da due settimane, il Cavaliere si svegli tutte le mattine di buon'ora per andarsi a fare 40 minuti di jogging nel verde di Roma (da Villa Borghese a Villa Pamphili, passando per Villa Ada a Villa Celimontana). E lo stesso ieri, nel parco di Villa Certosa, nel buen retiro sardo di Porto Rotondo dove ha passato il week end.
Insomma, se uno come Berlusconi - che certo non ama affatto sottoporsi a simili «torture» - segue un tabellino di marcia tanto rigido pur di rimettersi in forma una buona ragione ci sarà. E il motivo è chiaro a tutti, fuorché a chi - anche dentro il Pdl - decide di far finta di nulla e preferisce rimuovere. Già, perché - come più volte detto e scritto - il Cavaliere non solo ha in testa di restare in prima linea (cosa che peraltro ha fatto in tutti questi mesi, altrimenti non si spiegherebbero i ripetuti pranzi con Monti a Palazzo Chigi) ma anche di presentarsi per la sesta volta come candidato premier nel 2013. Non tanto perché davvero lo voglia, quanto - ha più volte confidato in privato - «per necessità». Perché nell'area di centrodestra - per dirla con l'ex ministro Gelmini - Berlusconi resta l'unico «interlocutore valido», il solo in grado di «attrarre un consenso che non ha rivali» e non «capitalizzare» questa risorsa «non avrebbe senso». La traduzione è che i sondaggi che arrivano sulla scrivania del Cavaliere tutti i lunedì dall'Euromedia Research della Ghisleri sono implacabili: Berlusconi continua ad essere il miglior candidato dell'area di centrodestra, a meno che dal mondo imprenditoriale non spunti dal cilindro una figura che fino ad oggi è stata «esterna» o comunque «terza» rispetto alla politica.
L'ex premier, dunque, a rimettersi in gioco ancora una volta per la corsa a Palazzo Chigi ci sta pensando davvero e molto seriamente. Tanto che ieri mattina alla nove era già al telefono con Bonaiuti per smentire ogni ipotesi di eventuali passi indietro. Certo, come già detto, la decisione finale sarà presa solo dopo l'estate - a settembre o forse a ottobre - quando il quadro sarà più chiaro e soprattutto si saprà con quale legge elettorale si andrà al voto nel 2013. Perché, come dice Bonaiuti, «ormai la politica interna è solo una variabile dei grandi numeri della speculazione internazionale». Ma sul fatto che al momento l'ex premier consideri la sua candidatura a Palazzo Chigi l'ipotesi più probabile non vi è alcun dubbio (al netto dello jogging mattutino per le ville romane).
Anzi. Con qualcuno Berlusconi si è perfino lamentato del fatto che la cosa sia uscita con un certo «anticipo» e che sarebbe stato bene tenerla riservata fino «a dopo l'estate» in modo da evitare «tutte queste manfrine». C'è stata, insomma, una «comunicazione accelerata». Cosa che il Cavaliere non ha gradito, come certo non l'ha entusiasmato il fatto che Alemanno abbia deciso di farsi interprete del suo pensiero e sia andato a dire a Omnibus che il leader del Pdl non aveva intenzione di ripresentarsi. Cosa che con ogni probabilità Berlusconi avrà anche detto sia al sindaco di Roma che agli altri ex An che lo sono andati a trovare a Palazzo Grazioli in questi giorni (da La Russa a Gasparri), anche se gli interessati - conoscendo Berlusconi da anni - dovrebbero sapere che il Cavaliere difficilmente scontenta (almeno «a parole») i suoi interlocutori. Gli ha detto, insomma, quel che volevano sentirsi dire. Pur convinto che le sue decisioni future su alleanze e candidatura alla premiership dipenderanno solo da un fattore: fare quello che «è meglio e porta più voti al Pdl», per dirla come la dice Berlusconi ai suoi.
La fotografia, dunque, la fa Cicchitto quando dice che «le decisioni finali saranno prese in autunno» anche se «reputo che Berlusconi si ricandiderà». Le cose stanno esattamente così. Nonostante l'agitazione degli ex An che continuano a smaniare e sono tornati a cavalcare le loro battaglie storiche (alla commemorazione di Borsellino erano in tanti, da La Russa a Corsaro, passando per Beccalossi, Meloni, Alemanno, Saltamartini e Rampelli) e di chi nel Pdl ormai non c'è più.

Come Bocchino, convinto che «saranno i mercati e gli investitori a rendere impossibile il ritorno sulla scena del Cavaliere». Gli risponde con un tweet la Gelmini: «Se confida nella bocciatura di Berlusconi da parte dei mercati, implicitamente ammette la forza elettorale dell'avversario».

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