È amareggiato Silvio Berlusconi. E durante la visione de Il fiume della libertà - il docu-film sulla storia del Cavaliere voluto e realizzato dal senatore Francesco Giro - il leader del Pdl non nasconde la delusione per quella che considera una vera e propria «persecuzione giudiziaria». Negli uffici al pian terreno di Palazzo Grazioli dove viene proiettato il film, infatti, il discorso cade inevitabilmente sulla sentenza della Cassazione attesa per martedì o mercoledì prossimo, anche se sta prendendo quota l'eventualità che la Suprema Corte possa rinviare il tutto a settembre. E Berlusconi ripete ai presenti di non capacitarsi del fatto che una parte della magistratura voglia «eliminarlo» e cerchi di «cancellare venti anni di storia italiana». Già, perché - ragiona l'ex premier - la conferma della condanna e dell'interdizione sarebbero inevitabilmente un giudizio su tutta la storia di Forza Italia e del Pdl.
Un clima da «guerra civile», insomma. Nonostante - è il senso di quel che dice il Cavaliere - «i miei ripetuti appelli a superare le divisioni». E non è un caso che a Giro il Cavaliere chieda alcune correzioni per la versione definitiva del film. Per esempio che venga inserito un passaggio dell'intervento che fece ad Onna il 25 aprile del 2009, quando definì la Resistenza un «valore fondante della Costituzione». Quel discorso nel quale peraltro si auspicava un «dialogo proficuo tra maggioranza e opposizione» rappresenta secondo Berlusconi la «matrice culturale e politica delle larghe intese» e del percorso di «riconciliazione» iniziato con il governo di Enrico Letta.
Ad assistere alla proiezione del film ci sono Angelino Alfano, Daniela Santanché, Denis Verdini, Gianni Letta, la senatrice Mariarosaria Rossi e Francesca Pascale. Di fatto, insomma, tutte le anime del partito, dal capo delle colombe al capo dei falchi passando per il mediatore per antonomasia. Il segnale di un Pdl che in queste ore è unito come forse non lo è stato mai in attesa della sentenza della Cassazione. Un pronunciamento che, stando agli ultimi rumors, potrebbe però slittare a dopo l'estate. E infatti sembra che Berlusconi avrebbe voluto rinunciare alla prescrizione intermedia, quella che a metà settembre spazzerebbe via parte dell'imputazione del processo Mediaset. I suoi legali, però, hanno preso atto che non si può fare, almeno fino a che la prescrizione non scatta. Così, in vista dell'udienza di martedì in Cassazione, gli avvocati del Cavaliere passeranno un weekend di fuoco non solo a limare la linea di difesa, ma anche a studiare le possibili mosse in extremis, tra cui - appunto - una richiesta di rinvio dell'udienza. «Stiamo studiando le carte del processo», spiega Franco Coppi. Uno studio che proseguirà senza sosta, perché «i tempi sono così ristretti».
Ed è probabile che nel fine settimana anche Berlusconi si cimenti con i legali, visto che ieri sera ha lasciato Roma con destinazione Arcore. Nella Capitale tornerà lunedì pomeriggio. È a Palazzo Grazioli, dunque, che aspetterà il pronunciamento della Cassazione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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