Berlusconi vede Bossi per ricucire con la Lega

Il Cav a Gemonio dopo 5 anni. Sostegno a Monti non in discussione, ma si lavora a un riavvicinamento per il 2013. Sulla legge elettorale, vVertice fra gli ex An: l’ira per l’ipotesi di riforma

Berlusconi vede Bossi  per ricucire con la Lega

Roma - A prima vista potrebbe sembrare una contraddizione, ma chi conosce un po’ Berlusconi non si stupisce poi tanto. Perché seppure il Cavaliere sta sostenendo ormai da mesi il governo Monti senza alcuna incertezza - e probabilmente con un feeling che tra i due è ben più stretto di quanto possa sembrare a leggere le cronache politiche - l’idea di rompere davvero con la Lega continua a non convincerlo affatto. Al punto che qualche sera fa Berlusconi ha pensato bene di salire in macchina e, accompagnato dall’ex ministro Gelmini, andarsene in gran segreto a Gemonio per far visita a Bossi.

Non certo un incontro di routine se l’ultima volta che l’ex premier s’è fatto i quasi cento chilometri che separano Arcore da casa del Senatùr risale a cinque anni fa, quando nel settembre del 2007 - presente anche Fini - si discuteva di come metter mano alla legge elettorale. Un’era geologica fa, quando il Pdl non era ancora nato e con Forza Italia ed An unite sotto le insegne della Casa delle libertà. Un faccia a faccia, quello di Gemonio, nel quale Berlusconi e Bossi si sono in qualche modo ritrovati. Se le strade di Pdl e Lega si sono infatti divaricate dal giorno della fiducia al governo Monti, l’intenzione di tutti e due è quella di studiare una rotta di riavvicinamento in vista delle politiche del 2013.

Iniziando da dopo il 6 maggio, giorno in cui si voterà per le amministrative, visto che già ai ballottaggi che si terranno due settimane dopo Pdl e Carroccio giocheranno dalla stessa parte del campo. «Altrimenti - è stata la considerazione sia del Cavaliere che del Senatùr - rischiamo di consegnare tutte le amministrazioni che vanno al voto alla sinistra».

Ma nella testa dell’ex presidente del Consiglio il riavvicinamento è soprattutto in vista delle elezioni politiche. Un po’ perché il quadro è ancora troppo confuso per avere certezze su quale sarà la geografia dei partiti che si presenteranno al voto nel 2013, un po’ perché anche dovesse realizzarsi l’idea di trasformare il Pdl in un contenitore più ampio che raccolga tecnici e società civile guardando al centro non avrebbe molto senso lasciare il Carroccio nell’isolamento. Anzi, soprattutto se davvero cambierà la legge elettorale avere un canale aperto con la Lega potrebbe rivelarsi determinante se non prima magari dopo le elezioni.
Tutte ragioni per cui Berlusconi resta convinto che non sia questo il momento di consumare rotture definitive che «non farebbero bene a nessuno». Né al Pdl, né alla Lega. Pur rimanendo su posizioni diametralmente opposte rispetto a Monti, quindi, l’idea è quella di «non perdersi di vista». Anche se è chiaro che sull’eventuale riavvicinamento peseranno le scelte del Pdl al tavolo della riforma elettorale.

E la bozza della nuova legge elettorale non solo la Lega ma anche le acque interne al Pdl. Ieri un centinaio tra parlamentari, sindaci e consiglieri regionali dell’area che fa capo a La Russa e Gasparri si sono incontrati alla biblioteca Spadolini di Roma. E i giudizi sul modello elettorale ipotizzato dopo il vertice tra Alfano, Bersani e Casini sono stati tranchant. Perplessità che gli ex An porteranno all’ufficio di presidenza del Pdl in programma martedì. Anche se già domenica, quando a Milano si terrà la festa per i 60 anni de Il Secolo d’Italia, è possibile che inizino a battere qualche colpo perché al allarmare non c’è solo la legge elettorale ma anche il proliferare delle liste civiche che richiamano a Forza Italia.

Non è escluso, però, che l’appuntamento milanese venga disinnescato, magari allargandolo ad ex azzurri come la Gelmini o Lupi.

Anche perché La Russa è già stato abbastanza chiaro ieri: «Se qualcuno non si riconosce nel progetto del Pdl, e sogna impossibili tuffi carpiati nel passato o improbabili contorsioni nel presente, si accomodi pure». Come a dire: non saranno gli ex An ad andar via.

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