Bersani e il Pd non hanno Batman ma Catwoman

In una recente trasmissione televisiva Pierluigi Bersani, riferendosi allo scandalo del Lazio, ha più o meno detto: cose simili in Emilia Romagna non si vedranno mai. Ovviamente non è così

Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani
Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani

In una recente trasmissione televisiva Pierluigi Bersani, riferendosi allo scandalo del Lazio, ha più o meno detto: cose simili in Emilia Romagna non si vedranno mai. Sottintendendo che laddove governa la sinistra, il malcostume non possa allignare. Ovviamente non è così. E in queste ore sta emergendo. C'è un consigliere regionale, si veda l'articolo all'interno del giornale, che dai suoi colleghi di partito viene definita la Catwoman dell'Emilia. Eletta nel listino di Errani, in quota socialista, godrebbe di rimborsi maggiorati in virtù proprio della casacca sociale con la quale è entrata nel parlamentino. Il consigliere grillino Favia della medesima Regione per fare i 7 chilometri che lo separano dal nobile palazzo dell'istituzione si è beccato (secondo il bilancio pubblico) la bellezza di 17mila euro di rimborsi chilometrici forfettari. Anche con una Ferrari non avrebbe consumato tanto. E comunque quel rimborso semestrale e chilometrico riguarda tutti i consiglieri, che poverini mica possono pagare di tasca loro la benzina per andare al lavoro.

La gravità della situazione non è tanto e non è solo nell' entità delle spese regionali, mostruose e in crescita esponenziale, ma nelle soluzioni ipocrite che si stanno cercando. I politici, di sinistra e di destra, utilizzano gli scandali regionali per la propria campagna elettorale, sostenendo che si tratta solo di questioni di uomini.

Ha buon gioco la sinistra a denunciare lo scandalo romano. E domani potrebbe aver buon gioco la destra a lamentare i malcostumi financo della sobria Emilia. Ogni partito per questa via spera di racimolare consensi. Ma così non andiamo da nessuna parte.

Non bisogna cambiare gli uomini. Occorre affamare lo Stato. La soluzione non è quella di trovare nuove regole, inventare nuovi controlli, creare nuova burocrazia. Queste sono le pietanze con le quali si alimenta la bestia regionale. Al contrario. Già che ci siamo liberalizziamo e privatizziamo tutto. Con una piccola premessa. Consigli regionali, consiglieri, gruppi consiliari e giunte da domani in poi dispongano di un budget per il loro funzionamento pari a zero. Niente di niente. Si facessero bastare lo stipendio. La nostra macchina statale deve sentire i morsi della fame. E invece è là che si ingozza con tazzine di caffè a 45 centesimi. Svegliamoci, non sono le regole sbagliate, non sono gli uomini disonesti (è evidente che potenzialmente lo sono tutti), sono i quattrini che a fiumi passano dalle nostre tasche a quelle delle Regioni il problema.

Poco ci importa che essi possano financo essere spesi bene: invece che per le ostriche siano impiegati per i palloncini delle convention politiche. Essi sono comunque troppi. E non c'è nuovo regolamento, codice etico, o legge che giustifichi una tale iniqua redistribuzione della ricchezza: dai contribuenti alla politica.

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