Un noir già visto. Bugie ripetute come in un macabro copione che sa di stantio. Monotono nella sua tragica prevedibilità. «È stata una fatalità, un incidente». «È scivolata e ha battuto la testa». Poi le prime ammissioni ma anche il solito gioco allo scaricabarile. Il ping-pong delle responsabilità, quello che troppe volte lascia impuniti i colpevoli. Quante volte è già successo? Nessun testimone e solo le parole dei sospettati, menzogne e verità capaci di trasformare delitti «protetti» dalle mura di casa in sciarade inestricabili.
La storia tragica si ripete. Stavolta in un paesone della Bassa Modenese, Concordia Sulla Secchia, novemila residenti, tre chiese e qualche nucleo di stranieri integrato fin quando ha un mestiere.
Bisma Ilyas Tubassam, era pachistana, aveva due anni e mezzo appena ed è morta mercoledì dopo 13 giorni di agonia. Il corpo segnato da lividi, ferite alla testa e diversi organi interni, diranno subito gli esami medici, lesionati.
«È caduta in bagno», aveva balbettato il padre arrivato con quel fagotto esanime in braccio al pronto soccorso di Mirandola.
Il sostituto procuratore di Modena Maria Angela Sighicelli, gia quattro giorni fa aveva deciso iscrivere nel registro degli indagati sia lui, Muhammad Ilyas, 32 anni, bracciante agricolo, che la madre della piccina, Sobia Rubina, di 28, attualmente in attesa di un altro figlio.
La donna, in una prima fase dindagine, sembrava fosse lunica persona in casa al momento del fantomatico incidente.
Ieri la situazione si è ribaltata. In cella, con laccusa di omicidio volontario, è finito suo marito. Cosa abbia portato gli inquirenti alle decisione non è chiaro.
Luomo - questa la convinzione della squadra Mobile - avrebbe agito da solo, dopo essere tornato a casa dal lavoro, forse esasperato dal pianto ininterrotto della piccina. Nonostante la sua giovane moglie abbia finora sempre voluto difenderlo. Davanti ai poliziotti ripeteva: «Bisma è scivolata nella vasca da bagno ed ha sbattuto la testa. Muhammad non cera». Lui ha ripetuto la storia.
Ma dalle loro versioni, raccolte separatamente, sono emerse ben presto le prime discrepanze. Tempi e modalità non coincidevano, evidenti le contraddizioni. Si intuiva come la verità non fosse quella. Soprattutto le lesioni sulla bimba non risultavano compatibili con una semplice caduta accidentale e non sarebbe vero che il papà al momento della «disgrazia» fosse ancora al lavoro.
Costole rotte, un grave trauma cranico, lesioni interne. Quella «bambola», che i medici hanno dovuto attaccare alle macchine per farla respirare nella vana attesa di un miracolo, sembrava più vittima di un folle pestaggio.
E adesso sarà ancora lora dellultimo dolore. I funerali, le domande angoscianti, la ricerca di un perché. La mamma - che al momento resta indagata, pure lei per omicidio- se non emergeranno nuovi fatti, potrebbe a questo punto venire prosciolta dalle accuse. E magari raccontare agli investigatori cosa sia veramente accaduto.
Alla fine avrebbe fatto solo qualche ammissione blanda e confusa. Primo passo per conoscere la verità.
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