La Boldrini non molla e tira in ballo Letta: c'era pure sua moglie

Il fine giustifica i mezzi, di trasporto. Superato il jet lag Johannesburg-Roma, la Boldrini ha finalmente risposto ai dubbi sul suo viaggio (con volo di Stato, e staff, e scorta, e fidanzato) in Sudafrica. Una lettera a Repubblica, in replica al «dottor Augias» che, rispondendo a una lettrice perplessa sulla «vera e propria gita» della presidente di Montecitorio, ha scritto che «gita no, piuttosto si è trattato di una faticaccia» (due notti passate seduti in aereo), ma che poi sì, «si può discutere sull'opportunità dell'iniziativa. (...) La presidente della Camera ha peccato di leggerezza, una funzione di Stato è una funzione di Stato e non ammette deroghe nemmeno a costo zero». Una strigliatina gentile.
La colpa, alla fine, per Augias, non è tanto della Boldrini, che pecca semmai di imprudenza, ma di altri: «L'opinione pubblica è mutevole e la strumentalità politica è pronta a saltarci su. Bisognava saperlo». L'apparizione, comunque, di una educata critica su un giornale amico ha smosso la penna della Boldrini. E dunque? Intanto, il volo di Stato - spiega la presidente della Camera - lo ha preso solo due volte, in nove mesi di mandato, mentre «le occasioni istituzionali non sarebbero certo mancate, sono state 96 fin qui le iniziative a cui ho preso parte lontano da Roma, comprese alcuni missioni all'estero». Tutte su aerei di linea, «se si può low cost», e «treni».
Nessun dubbio sull'opportunità di farlo anche per il viaggio in Sudafrica, dove la sua presenza non era indispensabile, bastando, a rappresentare l'Italia, il presidente del Consiglio. La Boldrini invece rivendica come «assolutamente legittima la scelta di rappresentare la Camera nella commemorazione di Mandela, così come di considerare non inopportuna la presenza del mio compagno a una cerimonia ufficiale». Il motivo? Perché anche Letta «era lì insieme a sua moglie». Insomma se il premier si è fatto accompagnare dalla consorte, anche lei aveva diritto a portarsi il compagno. Anche se c'è una differenza sostanziale nel cerimoniale previsto per i voli di Stato, così preciso da essere regolato da un decreto della presidenza del Consiglio (2008), da una direttiva del 2011 e da una circolare del 2013 per limitare l'uso dei voli di Stato «in armonia con gli obiettivi governativi di contenimento della spesa pubblica». E il cerimoniale distingue tra capo delegazione e delegazione, cioè gli accompagnatori. Nel caso del volo sudafricano, pagato da Palazzo Chigi, il capo della delegazione, in quanto invitato dal governo sudafricano alla cerimonia commemorativa di Nelson Mandela, era Enrico Letta. In quel caso, la presenza della moglie, della first lady, o del marito nel caso di un premier donna, è prevista nel cerimoniale. Privilegio che non è invece previsto per gli altri delegati, semplici «accompagnatori» del premier, com'era in quel caso la Boldrini, ospite del volo. La presenza del compagno di un ospite non è paragonabile alla presenza della first lady. Sono due cose diverse, ma per la Boldrini no.
Ma c'è soprattutto una differenza da far notare, spiega la presidente della Camera, rispetto ai precedenti casi di voli di Stato contestati per inopportunità. Come il caso di Clemente Mastella, che da ministro volò «ospite» di un volo di Stato riservato a un altro ministro, Rutelli, per raggiungere Milano, insieme al figlio, invece di volare il giorno dopo con un secondo volo di Stato a lui.

La differenza è tutta qui, «tra la partecipazione ufficiale alla cerimonia funebre di un Grande della storia come Mandela, e quella a un Gran Premio di Formula Uno o una festa privata». Il fine, per la Boldrini, giustifica il mezzo aereo (di Stato).

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